Home Ponte Giovani “SEPHORA KIDS”, QUANDO LA GIOVENTÙ È UN’OSSESSIONE

“SEPHORA KIDS”, QUANDO LA GIOVENTÙ È UN’OSSESSIONE

Si tratta di un fenomeno tutto moderno, figlio dell’epoca dei social network, e riguarda ragazze giovanissime, anche di soli 11-12 anni, ossessionate dai prodotti di bellezza che contrastano l’invecchiamento

I social network sono sempre più invasi da contenuti che diffondono il terrore dell’invecchiamento tra video, hashtag e consigli su come, ad esempio, ringiovanire la pelle. Ma il fenomeno più allarmante è quello delle cosiddette Sephora kids: ragazze giovanissime che su TikTok parlano di come “contrastano” quotidianamente l’invecchiamento cutaneo con tanto di lunghe sessioni giornaliere di trattamenti della pelle e non solo. Tra gli esempi più destabilizzanti i video di adolescenti di soli 14 anni che dicono di seguire una “beauty routine” da quando ne avevano 12, mostrando ai propri followers che quando salgono in auto, addirittura, coprono il finestrino con della carta per impedire ai raggi UV di arrivare alla pelle. Si tratta di una tendenza crescente, come conferma un servizio della CNBC che rileva come i prodotti per il trattamento della pelle siano al primo posto nella lista dei regali delle bambine. Una notizia diffusa sui social, alla quale una madre commentato: “ Non avrei mai immaginato di comprare una crema idratante per una bambina”, aggiungendo anche che l’idratante era oramai diventato una vera e propria ossessione per la figlia.

Come si è arrivati a un fenomeno simile?

Riflettendo sulle possibili cause del fenomeno, si può arrivare a individuare due principali fattori. C’è sicuramente un aspetto legato al business, basti pensare al fatto che il mercato della cura della pelle non fa altro che aumentare i suoi profitti globalmente: solo nel 2023 ha toccato i 160 miliardi di dollari, con aziende sempre più sorde nell’ascoltare l’impatto psicologico su pre-adolescenti che ogni giorno pensano di avere bisogno dei loro prodotti. Il messaggio è chiaro: la bellezza, per essere tale, non deve e non può mostrare la minima imperfezione. E vien da sé che l’invecchiamento è un nemico da combattere, anzi prevenire prima possibile. Ne deriva che secondo fattore è culturale: questo fenomeno riflette una pressione sociale che non riguarda solo l’aspetto esteriore, ma una sempre più irraggiungibile idea di perfezione.

Una tendenza che nasce da fattori culturali e di business malato, che necessita di un importante impegno da parte del mondo educativo

Il parere della psicologa: “Fondamentale il ruolo degli educatori”

Per approfondire più nel dettaglio la questione è utile ascoltare il parere di un’esperta: la dottoressa Serena Carrai, psicologa e psicoterapeuta riminese. “Il fenomeno delle cosiddette Sephora kids nasce dalla somma di vari fattori sociali e culturali. Da un lato, l’influenza dei social media, che propongono costantemente immagini di pelle perfetta, dall’altra il ruolo del marketing mirato, che promuove prodotti di bellezza come strumenti indispensabili per sentirsi accettate apprezzate. Inoltre, l’abbassamento dell’età in cui si iniziano a utilizzare i social media fa sì che le bambine siano esposte fin da piccole a contenuti che le spingono a confrontarsi con standard di bellezza adulti: in una fase in cui la loro identità è ancora in formazione, l’apparenza diventa centrale nel definire il proprio valore, spingendo le giovani a imitare comportamenti come l’uso di cosmetici. Infine, c’è stato un cambiamento nei genitori, che pur di evitare conflitti e dire ‘no’ ai propri figli, accettano compromessi che un tempo erano impensabili”.

Importante segnalare proprio il ruolo del mondo degli adulti e delle figure educative. Come dovrebbe approcciarsi un genitore di fronte a questi comportamenti?

“I genitori dovrebbero evitare reazioni impulsive, come divieti severi o critiche, che potrebbero aumentare il desiderio di imitare questi comportamenti. È fondamentale adottare un approccio empatico, cercando di capire le motivazioni della bambina e avviare un dialogo che spieghi che i modelli sui social sono spesso costruiti e non rispecchiano la realtà. Inoltre, è fondamentale rafforzare l’autostima della bambina, valorizzando le sue qualità e successi in ambiti diversi dall’aspetto fisico. Infine, limitare l’accesso ai social non come punizione, ma per favorire attività che stimolino una crescita sana, come sport, arte o lettura, può essere utile. L’obiettivo è insegnare un uso consapevole dei social, senza demonizzarli”.

In quali rischi si potrebbe incorrere?

“I rischi legati al fenomeno ‘Sephora kids’ sono sia fisici sia psicologici. Da quest’ultimo punto di vista, il maggiore pericolo è lo sviluppo di una dipendenza dall’immagine di sé, dove il valore personale dipende esclusivamente dall’aspetto fisico e dall’approvazione esterna. Questo porta a un’ossessione per l’apparenza, con confronti con modelli irreali e un bisogno costante di validazione tramite ‘mi piace’ e commenti. Nei casi più gravi si può arrivare a soffrire di ansia, paura del giudizio, disturbi emotivi e bloccare lo sviluppo di una sana autostima. Un’eccessiva attenzione all’aspetto può impedire lo sviluppo di altre dimensioni fondamentali dell’identità, come le abilità relazionali e l’intelligenza emotiva”. Non solo i genitori. Ci sono anche altre figure educative che possono intervenire, come a scuola. Cosa dovrebbe cambiare a livello di approccio di fronte a questo fenomeno? “La scuola ha un ruolo fondamentale nell’introdurre, ad esempio, programmi di educazione digitale, che insegnino a sviluppare un pensiero critico sui social, riconoscendo contenuti manipolatori come filtri e pubblicità ingannevoli. È altrettanto importante che famiglia e scuola promuovano attività che enfatizzino valori alternativi, come la solidarietà e la creatività, mostrando alle bambine che il vero valore non sta nell’aspetto, ma nella propria identità e nei propri talenti”.

Federica Tonini