Per una volta proviamo a fare quelli navigati che non si scandalizzano tanto facilmente. Che le scadenze elettorali siano moltiplicatrici di cantieri e lavori pubblici è usanza vecchia quanto è vecchia la politica e vale per ogni latitudine e appartenenza.
È scritto su tutti i manuali: un amministratore che concentrasse le opere pubbliche nel mezzo del mandato e usasse gli ultimi mesi, ad esempio, per aumentare i balzelli o sarebbe un folle o uno totalmente sicuro di non avere avversari. Le vicende italiche narrano poi di fantasiose inaugurazioni elettorali al limite dell’assurdo, tipo l’apertura di cantieri fantasma o opere che se non sono propriamente completate fa lo stesso: un comune calabrese che aveva fretta di inaugurare un centro sportivo ancora non praticabile, per il taglio del nastro aveva sottratto gli arredi da altre strutture comunali.
A Rimini ci pare di poter dire che i tanti cantieri di inizio 2016 saranno cantieri effettivi. L’importante è non esagerare e non creare in primavera una città-cantiere col rischio di perdersi tra deviazioni e percorsi alternativi. Che magari va a finire che non si trova neanche la strada per il seggio elettorale.