Mariella ha 45 anni ed è un’operatrice socio sanitaria di Rimini. A seguito del licenziamento del marito vive da due mesi un disagio economico-finanziario, per questa ragione si è rivolta allo Sportello Sociale del Comune di Rimini. “Non pensavo esistesse una realtà simile – racconta – una mia amica mi ha messo in contatto con un sacerdote che a sua volta mi ha informata sui diversi servizi che il Comune offre alle persone indigenti. Guadagno 1300 euro al mese, ma con tre figli minorenni e con mio marito rimasto senza lavoro non riusciamo ad affrontare tutte le spese. Affitto, utenze, costi scolastici, le rate della macchina comprata usata un anno fa. Così dopo aver ricevuto la richiesta di pagamento del riscaldamento, relativa i mesi di novembre e gennaio, mi sono rivolta allo sportello perché non avevo 300 euro”.
Mariella e il marito sono solo uno dei tanti esempi di famiglie presenti nella provincia di Rimini che non riescono a far fronte a tutte le spese e che negli ultimi anni sempre di più si sono rivolte allo Sportello Sociale del Comune aperto con l’obiettivo di aiutare le persone ad accedere ai servizi e alle risorse sociali esistenti sul territorio, attraverso un’attività di accoglienza, ascolto, informazione, orientamento ed accompagnamento. Rispetto al 2016, negli ultimi 12 mesi sono aumentate le richiesta di aiuto rivolte allo sportello. È un dato condiviso dal vice sindaco con delega alla protezione sociale Gloria Lisi la quale sottolinea come l’incremento sia caratterizzato soprattutto da famiglie con minori in stato di difficoltà economiche. “Se fino a qualche anno fa – dichiara – le famiglie con minori a carico erano dirottate all’Asl, adesso invece sono accolte dallo sportello sociale”.
Quali sono i dati relativi al 2017?
“Nel 2017 abbiamo incontrato 1284 utenti: 599 sono maschi e 685 sono femmine. Su questo numero il 10% ha un’età compresa tra i 18 e i 30 anni. Il 55% degli utenti presenta un’età media che va dai 31 ai 50 anni, il 33% dai 51 ai 64 anni. Si tratta di soggetti che presentano un’età lavorativa interessante. Ci sono anche gli over 64 ma fanno riferimento all’area anziani, una categoria specifica trattata dagli assistenti sociali. Un altro dato interessante di questa nuova povertà è che il 60% delle persone che fanno richiesta hanno la cittadinanza italiana e spesso si servono all’Emporio sociale”.
Di che cosa si tratta?
“Si tratta di un progetto di comunità che interessa una ventina di associazioni ed istituzioni, cittadini, imprese e rappresenta una vera e propria rete di solidarietà. L’Emporio è parte del Protocollo d’intesa per la lotta allo spreco alimentare ed è finanziato all’interno del progetto “Emporio Solidale di Rimini”. In questo progetto se ne inserisce un secondo indirizzato alle famiglie in difficoltà ed è sostenuto con il Fondo speciale del Volontariato. Questo progetto di comunità, per il quale il Comune ha messo a disposizione un finanziamento di 45mila euro, raccoglie diverse realtà del volontariato e soggetti pubblici come l’azienda Ausl. Molti invii vengono fatti proprio tramite lo sportello sociale o attraverso i servizi specialistici della Ausl, insieme all’Università e alla Caritas. In un anno di attività sono stati riempiti più di 2300 carrelli della spesa perché è un vero e proprio supermercato dove non si paga la spesa”.
Nella provincia di Rimini c’è una disoccupazione del 9,11%. Quali sono i bisogni dei richiedenti?
“Due principalmente: casa e lavoro. La gente desidera un tetto e un’occupazione che dia loro una propria indipendenza economica. Il 55,30% ha a carico minori e il reddito familiare è tenuto da un solo adulto e questo è un dato preoccupante. L’8% dei richiedenti fa richiesta per un contributo economico per l’affitto, pagamento utenze, e per il reperimento della casa. Il 12%, invece, ricerca un lavoro. Le richieste di aiuto aumentano nel periodo invernale quando la media dei pagamenti delle utenze domestiche cresce in modo esponenziale, si pensi al riscaldamento. A questo profilo si somma un altro dato che riguarda l’invalidità: più del 18% dei richiedenti sono invalidi. Un elemento significativo perché l’Inps riconosce l’invalidità quando supera il 75%. Da noi si rivolgono persone che hanno dei deficit mentali o fisici inferiori a questa soglia”.
Alessandro Notarnicola