Presi tutti insieme, i residenti delle tre province della Romagna, fanno 1.1 milioni di abitanti e rappresentano un quarto della popolazione regionale.
Due i tratti emiliano-romagnoli comuni: calo della natalità e invecchiamento. Nel periodo 2011-2018, ma la tendenza viene da molto prima, il saldo naturale, la differenza tra nascite e decessi, è negativo per circa 8mila unità in provincia di Forlì-Cesena e 4mila tanto a Ravenna, quanto a Rimini. Perché non ci siano dubbi sulla tendenza alla decrescita naturale della popolazione, basta sapere che in nessuno degli otto anni, e per nessuna provincia romagnola, il saldo è stato positivo. Una tendenza che coinvolge l’intera regione, dove il saldo naturale è stato negativo, nell’identico periodo, per oltre 98mila unità.
Ciononostante la popolazione, dal 2011 ad oggi, anziché scendere è continuata ad aumentare: 4mila nuovi residenti a Forlì-Cesena, poco meno di5 mila a Ravenna e di un sorprendente 17mila a Rimini.
Aumento della popolazione reso possibile da un saldo, questa volta positivo, dell’immigrazione, interna (proveniente da altre parti d’Italia) ed esterna (da e per l’estero). Il secondo saldo sempre maggiore del primo. In questo modo la perdita per denatalità è stata, in Romagna, più che compensata da 15mila arrivi netti da altre province d’Italia e da circa 30mila arrivi netti dall’estero.
Sommando ai nuovi i vecchi arrivi, gli stranieri regolarmente residenti sono l’11% a Forlì-Cesena e Rimini, e i 12% a Ravenna. Una presenza importante, ma nessuna “invasione” come qualcuno sottolinea.
Con un avvertimento, però: il saldo migratorio estero positivo (gli arrivi dall’estero più numerosi delle partenze per l’estero) non deve nascondere la voce emigrazione dall’Emilia Romagna. Perché sono ben 20mila le persone, prevalentemente giovani, che negli ultimi otto anni hanno abbandonato la Romagna (78mila in tutta la Regione). Un paese grande quasi quanto Santarcangelo cancellato.
Con questi numeri, all’inizio del 2019, i romagnoli iscritti all’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero (AIRE), ma non tutti si iscrivono, sono ben 55mila, di cui quasi la metà riminesi, su un totale regionale di 205mila.
Il saldo migratorio nazionale della Romagna, che copre più di un terzo di quello regionale e quello estero che supera addirittura la metà, ci dice, però, anche un’altra cosa: che questo territorio mantiene una certa capacità d’attrazione rispetto al resto della regione.
Comune, invece, all’Emilia e alla Romagna, è l’invecchiamento della popolazione, con gli ultra sessantacinquenni oramai diventati un quarto dell’unità generale, la parallela discesa dei residenti in età per lavorare, per fortuna controbilanciata da una crescita relativa, nell’ultimo decennio, della fascia 0-14 anni. Grazie proprio all’immigrazione.