All’inizio della Messa, domenica scorsa, il celebrante ha invitato i presenti a scambiare con la persona vicina un motivo di pentimento. Pur nell’imbarazzo della sorpresa, quel tempo di due minuti è piaciuto e ha valorizzato la formula penitenziale spesso recitata meccanicamente. Nella verifica di fine anno pastorale proviamo a cogliere anche i segnali inediti, le innovazioni rivitalizzanti, diamoci coraggio per togliere quella cappa che fa da spegnitoio sullo Spirito: la fredda ripetitività.
Quanto essa sia un pericolo per l’annuncio gioioso del Vangelo è descritto con leggerezza in un libriccino appena uscito per Bompiani, che prende ad esempio lo scambio del segno di pace. “Tu ti giri e allunghi la mano verso la signora anziana al tuo fianco; lei fa la stessa cosa e mentre dice «lapascc» non stringe la tua mano ma la sfiora con diffidenza e ti guarda dritto sotto il pomo d’Adamo. L’operazione dura circa due secondi. Scambio della pace finito, la Messa continua. Quell’anziana signora non la rivedrai mai più”. Commenta l’autore, il parrocchiano Alberto Porro: “Eppure in quel piccolo gesto dovrebbe esplodere la fraternità di persone amiche nel senso evangelico, gente che ti aiuta a portare i tuoi pesi. Un gesto, che però è il segno di qualcosa che però non c’è. E la riprova è che finita la Messa te ne esci di corsa per andare a infornare l’arrosto e altri fanno lo stesso. Il precetto è assolto. Buon appetito a tutti”.
In questo pamphlet c’è molta autoironia, tanto Concilio Vaticano II e altrettanto anticlericalismo, con una spruzzata di sano umorismo, ingrediente raro. Sotto il titolo paradossale (Come sopravvivere alla Chiesa cattolica e non perdere la fede), il libretto offre idee fresche (vissute) per ravvivare la parrocchia con fantasia. “Prima di dire «La pace sia con te», prendete la mano della vecchietta e tenetela ben stretta. – scrive Alberto nei suoi consigli ‘tattici’ – Non mollate la presa e iniziate a chiedere: Come si chiama, signora? Dove abita? Io abito qui vicino e questa è mia moglie Pippa. Abbiamo cinque figli ma non riusciamo più a portarli a messa. Lei ha figli? E oggi cosa cucina di buono? Alla fine chiudete con: «La pace sia con te, e buona domenica!». Magari le prime volte vi prenderanno per matti e si passeranno la voce per non sedersi accanto a voi. Poi però piano piano la faccenda dilagherà e vedrete gente che si ferma a chiacchierare, mostra le foto dei figli e si passa la ricetta dell’arrosto… Sentire insieme, trovarsi bene con un altro essere umano. In una parola, essere comunità. Forse chi si è inventato il gesto dello scambio della pace a messa voleva proprio questo”.
Diego Andreatta