Nell’ottica di totale trasparenza scelta dalla Chiesa riminese sui suoi bilanci economici, a pagina 2 ospitiamo i conti dell’operazione che ha trasformato il vecchio seminario di via Covignano in una modernissima scuola, un vero campus. Dopo le tante e gratuite polemiche, anche in Consiglio comunale, l’Economo diocesano don Danilo Manduchi, mostra i conti e smentisce tutte le chiacchiere su presunti ballottini, privilegi e regalie del Comune in favore della Chiesa riminese.
Nella stessa ottica di trasparenza, don Manduchi, durante la Tre giorni dei sacerdoti, ha comunicato anche la sofferta chiusura della libreria “Pagina”, motivata dalla crisi del settore e dai debiti che annualmente si stavano accumulando, con un deficit nel 2013 di 75.000 euro ed una previsione per il 2014 (pur dopo un’ampia politica di spending review) di ulteriori 50.000 euro di ammanco. Con il timore che la scure possa in tempi non lontani abbattersi anche su altre strutture di servizio della Chiesa riminese, già costrette da tempo a rivedere i conti, a contenere deficit, ad operare tagli, che per ora non hanno interessato troppo il personale, ma che potrebbero pure coinvolgerlo.
Qui occorre aprire una riflessione, che, a mio parere non riguarda solo o tanto l’economato di via IV Novembre, ma tutta la comunità cristiana locale. I fedeli riminesi sono molto generosi, lo sono nelle situazioni di difficoltà, ma anche nella solidarietà quotidiana. Per essi è normale farsi carico delle Missioni, come pure della Carità. Non mancano di aiutare se occorre un tetto nuovo per la chiesa o se si acquista una statua o un buon impianto audio. Poco o nulla invece è indirizzato alla cultura nelle sue diverse forme, e ciò nello stesso momento in cui il Papa invita la Chiesa a lasciare le sacrestie e a confrontarsi nell’annuncio del Vangelo con i lontani. Quali sono gli strumenti che permettono questo? In gran parte quelli culturali. Nella Diocesi di Rimini si chiamano libreria Pagina (una volta “Buona stampa”), Istituto Superiore di Scienze Religiose, tutto il gruppo di Icaro (dalla radio alla tv ai siti internet ad essi legati), l’agenzia Ariminum, il nostro settimanale, ma anche le sale di comunità e tutti quegli ambiti culturali diocesani o legati alle diverse realtà ecclesiali. Difficilmente la gran parte di queste strutture potranno autofinanziarsi da sole, con le loro attività, oggi, in un momento di crisi generale. Eppure esse appartengono a tutta la comunità cristiana, e le permetteno oggi di dialogare con la società. Se la scure della crisi si abbatterà su questo settore, la Chiesa riminese sarà afona nel momento stesso in cui il Papa le chiede di gridare la fede sui tetti.
Giovanni Tonelli