Un centro diurno, nell’ambito del quartiere, per l’assistenza agli anziani ed in particolare per quelli affetti da demenza senile. Questa è la richiesta rivolta dalla Comunità parrocchiale di San Raffaele Arcangelo alla Giunta Provinciale. È stata espressa durante l’incontro sul tema “Il deterioramento cognitivo degli anziani, dal curare al prendersi cura”.Erano presenti, in qualità di relatori, il professor Silvio Costantini, direttore U.O. Geriatria dell’Ospedale Infermi, il dottor Stefano De Carolis e il dottor Alessandro Margiotta del CEDem (Centro Esperto Demenze) di Rimini oltre ad un numeroso pubblico, prova che l’argomento è d’indubbia attualità.
L’iniziativa si è svolta, giovedì 21 febbraio, Presso la sala Marvelli nella sede della Provincia di Rimini, grazie alla collaborazione tra la Parrocchia di San Raffaele Arcangelo, promotrice dell’iniziativa, e l’Associazione Culturale Gestalt, con il sostegno del consigliere provinciale, con delega alle Pari Opportunità, Leonina Grossi, e il patrocinio della Circoscrizione 4.
Continua così il dialogo, avviato lo scorso anno, con i familiari che assistono anziani affetti da demenza senile o dal morbo di Alzheimer, e le famiglie dove già si avvertono segnali preoccupanti. S’intende, inoltre, offrire un’informazione utile a tutti considerando che nel futuro in tante case ci si possa ritrovare ad affrontare il problema.
Più anziani
meno giovani
“La problematica nasce dall’aumento numerico degli anziani– evidenzia il professor Costantini -. È un evento epocale che ha modificato l’assetto dei Paesi industrializzati e si può rilevare, soprattutto, nella classe degli ultraottantenni che sono aumentati di otto volte negli ultimi settant’anni.
I centenari anche a Rimini sono più di cento. Li incontriamo in Geriatria dove solitamente sono ricoverati e li conosciamo quasi tutti, ma anche in molti altri reparti si verifica la presenza di un alto numero di anziani.
A parte l’aspetto numerico del fenomeno è da considerare la sua complessità, ossia gli anziani si portano dietro diverse patologie, il 22% almeno tre. Questo comporta una straordinaria fragilità e una certa dipendenza. Più sono avanti con gli anni e più hanno bisogno d’aiuto. Si verifica, quindi, una ‘epidemia’ di disautonomia che riguarda la terza età ed è resa più critica da un altro evento di tipo demografico determinato dalla decrescita dei giovani, persone che potrebbero farsi carico degli anziani.
Il problema anziani è un ’icerberg’ la cui parte più allarmante è rappresentata dalle persone affette da demenza, le situazioni più gravi che mettono in crisi la famiglia ”.
Che cos’è
la demenza
Cosa s’intende per “demenza” e quando si manifesta?
“È una compromissione delle funzioni corticali superiori del cervello che interessa soprattutto la memoria. La diminuzione delle capacità superiori cerebrali, inoltre, comporta una perdita nella gestione della vita quotidiana. Anche la sfera emotiva è compromessa, così la persona non riesce a mantenere un rapporto ambientale sufficientemente adeguato.
Non esiste un’unica demenza, ma una famiglia molto vasta di esse. La maggior parte dei pazienti che ha una patologia degenerativa del cervello è affetta dalla malattia di Alzheimer (60%). Esistono comunque ‘demenze’ che se individuate precocemente sono reversibili, tipo l’ipotiroidismo, la carenza di vitamina B12…”.
A Rimini
3.000 casi
In Italia sono oltre mezzo milione le persone affette da demenza. In Emilia Romagna ci sono più di 50.000 casi e nella Provincia di Rimini sono più di 3.000. Qual è il vostro intervento come geriatri?
“Noi focalizziamo l’attenzione sulla persona, non sulla malattia, sulla sua storia fisica, sociale… ed è molto importante sapere se l’anziano vive solo o ha qualcuno che lo accudisce (il caregiver), questo fa la differenza: da ’curare’ a ’prendersi cura’. Interveniamo progressivamente con provvedimenti di vario tipo, pianificati con i familiari, perchè la persona stia il meglio possibile e insegnamo ad invecchiare meglio (diete, movimento fisico, ’attività mentale’, diagnosi precoci…). Ricordiamo, inoltre, che la geriatria è aperta, alla visita dei parenti, 24 ore al giorno perché non è possibile curare gli anziani se non c’è la famiglia”.
Dignosi e cura
della demenza
Come avviene la diagnosi e la cura della demenza?
“Nel primo approccio con il paziente si valuta attentamente la storia clinica, si controllano le funzioni cognitive, l’esame fisico e neurologico, ma soprattutto lo stato funzionale (se è ancora autonomo) del paziente e lo stato di depressione fra i sintomi non cognitivi -spiega il dottor De Carolis -. Successivamente si cerca di determinare (TAC, risonanza magnetica…) qual è il tipo di demenza e la sua gravità. Quindi si passa alla terapia che è il risultato di diversi interventi (persona, ambiente, approcci non farmacologici) e solo, in ultima analisi, all’uso delle medicine”.
Curare non solo
con le medicine
Terapie della valorizzazione e del sollievo
Quali sono le strategie non farmacologiche?
“Partiamo, innanzitutto, dal concetto che esercitando una funzione essa si rafforza. Se poi l’ambiente è adeguato alle capacità residue del paziente si hanno dei miglioramenti dal punto di vista comportamentale (irritabilità, aggressività…) – evidenzia il dottor Margiotta Gli interventi non farmacologici, quindi, non hanno come obiettivo solo la condizione cognitiva, ma tutti gli aspetti alterati: disturbi comportamentali, stato emotivo-affettivo, stato funzionale e benessere dei pazienti e dei familiari.
Ad esempio la ‘terapia della valorizzazione’ mette al centro la persona, il suo vissuto e il suo disagio, fornisce al paziente gli strumenti per provare benessere e offre la presenza qualcuno che è in grado di comprendere le sue difficoltà quando è in un ambiente che non riesce più a capire. Esso prevede un contatto diretto tra il terapista e il paziente che deve essere compreso e non giudicato.
Esiste anche la ‘terapia del sollievo’ indirizzata ai familiari dei pazienti affetti da demenza. Essa ha lo scopo di alleviare i familiari dal peso assistenziale ed è organizzata in diversi modi (centri diurni, periodi d’istituzionalizzazione, supporto domiciliare). Anche chi è vicino al malato (coniuge, figli…) ha bisogno di essere sorretto per superare lo stress, perché, come è scritto in un vecchio libro, chi cura un paziente con demenza non lo cura per ventiquattro ore, ma per trentasei”.
Francesco Perez