Il gusto del cibo s’impara fin dalla scuola materna. Se è bio, si parte con un buon passo. Nonostante la rovente questione delle mense scolastiche riminesi degli scorsi mesi, si scopre che l’Emilia Romagna è tra le regioni più virtuose in fatto di mense biologiche e che Rimini è, ancora, tra le poche realtà con mense interne nelle scuole d’infanzia e menù bio. Certo, a ben guardare l’oggi, sarà il pasto veicolato (preparato in una cucina esterna alle scuole e poi consegnato), la strada che le scuole vorranno intraprendere domani.
Una commissione a mensa
Per controllare cosa accade dentro le cucine delle nostre scuole, Rimini ha dato vita alla commissione mensa (gennaio scorso) all’interno della gestione del servizio di ristorazione scolastica. La commissione, composta dall’assessore all’istruzione Samuele Zerbini, da un rappresentante dei genitori per ogni plesso scolastico, da un insegnante in rappresentanza dei collettivi scolastici, dai responsabili della ditta Gemeaz Cusin (appaltatrice del servizio cucine e del servizio di fornitura dei pasti veicolati, da cucina centralizzata alle scuole elementari e dell’infanzia statali di Rimini) e dalla dietista Carla Biavati (Ausl), è nata proprio con l’obiettivo di risolvere piccoli e grandi problemi all’interno delle mense scolastiche riminesi e per apportare continui suggerimenti. Non solo. Molte le domande poste dai genitori, soprattutto dopo l’entrata in gioco della ditta Gemeaz Cusin. Dubbi e perplessità più che comprensibili perché mangiare non è solo un atto di sopravvivenza ma anche un fattore culturale di grande significato. Così, tra le prime richieste fatte pervenire dai genitori ecco comparire la presenza, insostituibile, di alcuni prodotti della buona cucina: olio extravergine di oliva di agricoltura biologica, uova fresche a discapito di quelle pastorizzate, carne chianina Igp, parmigiano reggiano Dop stagionato 24 mesi e fornito in porzioni e non grattugiato (in busta).
“Una volta risolti questi problemi è stato istituito un menù valido per tutte le scuole d’infanzia e primarie pensato proprio dall’Ausl”, commenta Carla Biavati. Infatti è proprio il Dipartimento di Igiene Alimenti e Nutrizione della città che ha messo a punto i menù mirati per i bambini di ogni fascia di età. Per i pasti scolastici, ad esempio, non è previsto l’uso di dado per brodo, di pepe, di burro, strutto o altro grasso diverso da olio di oliva extravergine o da olio di arachidi.
Tra i pasti “d’emergenza”, invece, sono contemplati il tonno all’olio di oliva, fagioli e cracker all’olio di oliva.
“È fondamentale garantire almeno una volta a settimana il pesce, un paio di volte la carne e un preparato all’uovo”, spiega Mara Grandi, dietista del Comune di Cattolica e “poi non dimentichiamo la frutta, spuntino di metà mattinata per tutti i bambini di materne e nidi”.
Molte le cucine ancora a scuola
Nonostante la polemica della gestione privata di alcune mense, Rimini è tra le poche realtà italiane che ancora ha le cucine all’interno delle strutture. Questo vuol dire una maggiore attenzione a ciò che si offre ma soprattutto un contatto diretto tra scuola e genitori: “Il pasto preparato fuori dalla scuola è sempre più in espansione ma almeno per l’infanzia e i nidi cerchiamo di garantire delle cucine interne di massima efficienza”.
Diamo qualche numero: per quanto riguarda i nidi (con mensa interna) 6 sono a gestione pubblica mentre 11 sono della ditta Gemeaz; nelle scuole d’infanzia 6 hanno la cucina interna affidata alle mani dei cuochi del Comune mentre 11 sono appoggiate alla Gemeaz.
Per un totale complessivo di circa1800 pasti giornalieri. Insomma, su 17 scuole d’infanzia 11 mense sono state privatizzate rimanendo ugualmente all’interno.
Più difficili da trovare cucine interne alle
primarie statali. Su 31 scuole primarie statali sono 18 le mense senza cucina interna; tutto è appaltato alla ditta Gemeaz che fornisce quello che tecnicamente si chiama “pasto veicolato da cucina centralizzata”.
Cibo e bambini: fa business?
Cibo e bambini. La coppia fa moda e di conseguenza ha prevedibili risvolti commerciali: dai pacchi-gioco nei fast food alla più importante marca di pasta italiana che si preoccupa d’instaurare un rapporto con i piccoli consumatori. Perché in questo campo non è mai presto per cominciare.
Lo stesso assessore Zerbini ha pensato bene di lanciare per il nuovo anno scolastico la cucina dei più piccoli. Si tratta di veri e propri corsi di cucina “in cui i bambini possono imparare e capire cosa vuol dire preparare un buon piatto”.
Non solo. Tra le iniziative promosse anche quella che vede approdare nelle tavole delle scuole primarie riminesi, i prodotti delle terre liberate dalla mafia(è previsto nel bando di gara, nelle strutture date in gestione alla ditta Gemeaz, che si mangi questa “speciale pasta” una volta al mese).
Un esempio è la pasta di Libera, cooperativa che da anni lavora in questo campo. Finiscono sui banchi dei più piccoli anche le banane equo solidali ma soprattutto prodotti del nostro territorio che preservano due caratteristiche: l’essere a km zero e l’essere biologiche. Fedele a questa linea, l’Emilia Romagna guida, con 146 mense, la classifica delle mense a stampo biologico.
Essere bio, non sempre, però, è fattibile, “perché il cibo è di difficile reperibilità e perché spesso non offre quantità elevate”, ricorda Mara Grandi.
Marzia Caserio