Più forza meno rabbia meno violenza uguale perdono. Lo slogan è vergato su di una lavagna in gran parte da scrivere. Da scrivere con la vita. Perché il perdono non è una equazione matematica ma – se liberata – una dirompente forza di amore capace di trasformare la rabbia, il rancore in speranza. Con risultati sorprendenti, assicurano in quel singolare Ateneo che è l’Università del Perdono nelle tre “Casa Madre del Perdono” (Montecolombo, Coriano), dove l’Associazione Papa Giovanni XXIII sperimenta da tempo un percorso con carcerati in cerca di riscatto.
L’Università del Perdono, nata nel 2012, ha in programma una nuova “lezione”, che condurrà ad esplorare la relazione profonda esistente tra giustizia sociale, tutela ambientale e pace interiore.
Sabato 19 gennaio Francesco Gesualdi (allievo di don Milani e fondatore del Centro Nuovo Modello di sviluppo di Vecchiano) e don Gigi Verdi (fondatore della Fraternità di Romena, nella foto, accompagneranno la riflessione in quanto siamo tutti “Custodi di un unico respiro”. Introduce il vescovo di Rimini Francesco Lambiasi, modera Walter Chiani. Dalle 15,30 alle 18,30 presso la Sala Conferenze della Papa Giovanni in via Valverde 10 a Sant’Aquilina. È possibile seguire l’incontro in diretta streaming su www.youtube.com/watch?v=T9WF5qTUyHg
L’Università del Perdono è un progetto nato nel 2012 in seno alla Comunità Papa Giovanni XXIII per diffondere la pratica del perdono non solo in termini di fede, ma valorizzandone la dirompente forza universale. Gli obiettivi di questo originale ateneo sono il confrontarsi e riflettere sul tema del perdono, inteso come possibile alternativa al risentimento e alla vendetta; riscoprire il valore del perdono come strumento terapeutico, psicologico e sociale; sviluppare la consapevolezza di avere a disposizione un’arma profondamente nuova, unica, per scoprirne le potenzialità nei differenti ambiti di vita; e creare un ambito di condivisione delle proprie esperienze personali di perdono, esente da giudizi o pregiudizi di natura religiosa o culturale.
Gli strumenti utilizzati in questo percorso sono diversi. Ad esempio un incontro “plenario” annuale (come quello in programma sabato 17 gennaio, appunto) della durata di un’intera giornata con relatori di diversa estrazione formativa (sociologi, pedagogisti, psicologi, teologi etc.) al fine di approfondire nelle varie sessioni le molteplici tematiche inerenti il perdono. Parallelamente vengono proposte “palestre del perdono” ossia esperienze concrete di conflitti affrontati e risolti con una strategia di non violenza. Ma anche laboratori all’anno di carattere esperienziale che prevedono la partecipazione di un numero limitato di iscritti.
L’Università, poi, ha promosso più volte dei corsi sul perdono e la riconciliazione sul modello della ESPERE, scuola di perdono e riconciliazione nata in Colombia da padre Gianfranco Testa. In questi appuntamenti della durata di due giornate consecutive attraverso degli esercizi personali ed il confronto nel gruppo ristretto i partecipanti si sperimentano in questo difficile percorso.
L’intuizione dell’Università del Perdono è nata in occasione della visita del vescovo di Rimini alla prima Casa Madre del Perdono, una struttura alternativa al carcere dove persone condannate ad una pena detentiva scelgono di fare un percorso personale rieducativo. In questo luogo dove ogni cosa parla del bisogno di perdonare (se stessi e gli altri), mons. Lambiasi ha auspicato la nascita di una “università” dove imparare insieme a farlo. (t.c.)