Una settantina tra lupetti, esploratori, noviziato, clan, capi e alcuni genitori e fratelli del gruppo RN9 per il Giubileo di marzo
È stata un’avventura, una vera peripezia da scout partecipare al Giubileo per il Volontariato (8-9 marzo) ma il gruppo RN 9 l’ha affrontata con determinazione e fiducia e il risultato, a detta di tutti, è stato: “Ne valeva la pena”.
Gli scout del RN9 (parrocchia Grotta Rossa), oltre 70 fra lupetti, esploratori, noviziato, clan, capi, più alcuni genitori e fratellini, erano pronti a dirigersi a Roma con il treno ma lo sciopero dei treni alla mattina del sabato ha modificato i piani. “Il treno non era garantito, ma noi volevamo a tutti i costi vivere questo Giubileo. -racconta la capogruppo del RN9 ChiaraBaldacci, 39 anni – All’ultimo momento volontariePortaSanta abbiamo telefonato alle aziende di trasporto da Rimi a roma per un pullman. Siamo riusciti a rintracciarlo a Perugia ed è scattato il piano B con autobus e auto”.
Ospiti della parrocchia Gregorio VII, gli scout del RN9 domenica mattina hanno partecipato alla messa in piazza San Pietro, poi – naturalmente a piedi – hanno percorso le strade della città eterna visitando i principali monumenti fino ad arrivare a Roma Termini per il rientro in treno alle 21.30, stanchi ma felici, ricchi di questa esperienza.
Agnese Urbinati non è scout ma è andata con i “seguaci” di Baden Powell perché il fratello fa servizio al RN9: “Ed è stata una esperienza con la E maiuscola”.
“Il Giubileo dello Scoutismo non è in calendario, quindi abbiamo scelto quello del Volontariato perché ci sembrava il più affine. – prosegue Chiara – All’inizio pensavamo di viverlo solo con i capi, poi abbiamo ritenuto che fosse talmente im- portante da proporlo anche ai più piccoli, dagli 8 anni in su. Memore dell’esperienza vissuta in occasione del Giubileo del Duemila, non ci ho pensato un momento prima di imbarcarmi in questa nuova aventura” assicura la capogruppo.
In San Pietro, il gruppo RN9 è stato accolto da mons. Andrea Ripa, 53enne riminese e vescovo titolare di Cerveteri di stanza a Roma che ha affascinato i ragazzi con le sue spiegazioni sulla Basilica e ha condotto il gruppo nel percorso sotterraneo alle tombe dei papi.
Quella degli scout è un’esperienza per cui si è recentemente speso anche il giornalista Andrea Sarubbi, firma del quotidiano “La Stampa” di Torino. Proponiamo uno stralcio del suo intervento. “Degli scout mi commuovono la dolcezza abbinata al rigore, l’idea che il gioco sia una cosa seria, i valori trasmessi con gioia, il senso di comunità intergenerazionale, il non lasciare indietro nessuno, la metafora del cammino. È un’Italia che non fa mai notizia, perché non urla e forse perché il bene è sempre più banale del male, eppure che costruisce con cura dalle fondamenta. È bello e confortante ritrovarsi con famiglie che non hanno perso la fiducia, con un pezzo di società sana e propositiva, con adulti che, tra i tempi del lavoro e quelli della vita privata, si ritagliano con i denti uno spazio di servizio ai più piccoli. Forse gli scout sono la cosa più vicina al Paese in cui vorrei vivere”.