Che il mondo stia cambiando a velocità siderale non ci sono dubbi: i mutamenti sono sotto gli occhi di tutti. Il cambiamento compromette anche i modi di dire. La parola tosco romagnola “in velle” significava zero, l’inesistente, un limbo. Oggi invece quel termine potrebbe diventare una risorsa per la nostra economia. “Velle il nulla” esiste davvero e si trova a pochi passi da Capanne, zona Balze, località appenninica di villeggiatura meta di tanti riminesi. Il segnale stradale raggiunto per curiosità mi permette di scovare una casa colonica con quattro persone: Marco, 38 anni, Angela la moglie, Agnese 10 anni e Giacomo, il più piccolo, con le sue 5 stagioni: una gran bella famiglia. Dirimpettaia al podere Gavelli, nei pressi degli Altari tra i monti dell’Appennino Tosco/Romagnolo sul versante opposto a Casteldelci e Cà Raffaello, illuminato a giorno dai riflettori delle immagini. Due poli dell’Appennino separati dal colmo sul tratto Sant’Agata-Sant’Alberico di Balze.
Velle in questo momento è il polo positivo. Visionario chi va oltre il negativo e felice di esserlo da poter immaginare in un momento difficile come l’attuale che un disoccupato possa trovare un lavoro come a Velle. Il lavoro a Velle, nel nulla di ieri, simbolo della possibile valorizzazione di tutto l’Appennino Italiano, se il modello venisse applicato all’Italia intera. I recenti incentivi, stimolanti per la ripresa delle zone montane, iniziata con gli allevamenti ovini, farebbero supporre che la montagna abbia ritrovato la vecchia strada, quella eccellente agroalimentare di sempre. L’ingresso dell’AltaValle del Marecchia nella storia, se Velle spiccasse il volo.
Una famiglia romagnola è protagonista di questo reality finalmente tutto vero, con Marco e di Angela attori di questa rivoluzione montanara e i due figli. Ragazzi sani, schietti, senza l’assillo per i soldi, se sono risaliti dalla valle del Savio su questi monti, innamorati di questo lavoro. Angela, la moglie, ha visto il mare a 14 anni, pur lavorando a Pietracuta fin da bambina. Marco è abituato alla fatica dall’infanzia, impegnato nel mulino ad acqua del nonno. Agnese e Giacomo guardano e imparano. Un nucleo che non conosceva il lavoro duro della montagna e oggi ne è un modello. Custodi attenti di un gregge numerosissimo di pecore, caprette e un esercito di galline razzolanti intorno alla casa e tanto bestiame. Una giornata intensa di lavoro, dalle 6 del mattino che tramonta alle 22, con gli straordinari per i frequenti parti notturni in aiuto dei veterinari. Una azienda familiare difesa da una ventina di cani pirenei e maremmani e altre razze a tutela di questa pattuglia di avanguardia alla rinascita italiana per tenere i lupi alla larga dal sudore e dalla fatica. Cani di giorno affabili e dolci e fedeli. Di notte fanno il loro dovere. In anni di lavoro non si sono mai avvicinati ai loro animali. La paura e le ansie, il panico non sono di casa a Velle. Solo un episodio, che Marco racconta senza scomporsi. “In occasione del nevone dei record del 2012 ho provato il senso della paura per raggiungere dei cavalli rimasti isolati sul monte: camminando stretto tra due pareti di neve, ho incontrato un cinghiale. Mi sono trasformato in una statua di ghiaccio per il timore che avesse fame. Mi è passato accanto fissandomi con quegli occhi che non avevo mai visto ed è andato oltre”.
C’è gioia e serenità nei suoi occhi. Il latte uno dei prodotti più gratificanti del lavoro, un frutto di questi ragazzi coraggiosi. “Lo ritira due volte la settimana la casearia di San Patrignano di Rimini – confessa – che trasforma in finissimo formaggio pregiato: veramente bravi quei ragazzi”, riconosce Marco che prosegue. “Tra i miei sogni, vedrei bene dei laboratori da trasformare le nostre fatiche in prodotti agroalimentari. Potremmo dare lavoro ad altri, ma sarei curioso di vedere se ci sono riminesi, italiani, disposti a lavorare tra questi monti”.
Bella famiglia questa di Velle, scene da altri tempi, pagine pascoliane e del bellariese Panzini. Non è una favola o un segno di un mondo che cambia. È la riprova che il bello e il buono non passano di moda. Una lezione per chi punta sul brutto per rimanere a galla. I frutti dell’uomo benedetti da Dio fioriscono ancora: la natura e la famiglia. Sudore e fatica e amore sul tricolore di Velle.
Fiorello Paci