Una donna di 50 anni. Una donna che come tante, troppe altre, si imbatte in uno dei più pericolosi mostri del nostro tempo. Un mostro chiamato depressione. Un mostro che piano piano la rapisce fino a quando, il 4 marzo del 2008, a Milano, di lei non si hanno più tracce. Rita Luppino scompare. Non è morta e non è viva, così come non lo è chi rimane ad aspettarla, bloccato in una “vita sospesa” che lacera. Dopo la scomparsa di Rita, Sara Luppino, sua sorella, si mobilita immediatamente per cercarla, denunciando tutti i membri di una setta legata al mondo dello spiritismo che il mostro aveva fatto incontrare a Rita. Ma per la magistratura risultano tutti “puliti”. Partecipa alla trasmissione Chi l’ha visto? ottenendo visibilità a livello nazionale, ma le ricerche non portano comunque risultati. Sara e la sua famiglia sono assaliti da un totale senso di impotenza e, soprattutto, sono soli. Fino a quando non vengono a conoscenza di un gruppo di persone che, volontariamente e in modo gratuito, mettono a disposizione le proprie competenze per assistere e sostenere le persone nella loro stessa situazione, che sono molte di più di quelle raccontate.
È l’Associazione Penelope Emilia Romagna, nata nel 2003 con lo scopo di sostenere chi vive il dramma di vedere scomparire nel nulla una persona cara, ponendosi come interlocutore tra loro e le Istituzioni. Da Penelope, nel 2014, prende vita un’altra associazione, la Penelope (S)comparsi, che nasce a Santarcangelo dall’esigenza di agire anche in prevenzione, realizzando progetti di sensibilizzazione sulle cause che portano alla scomparsa di tante persone nel nostro Paese. Un fenomeno allarmante anche in Emilia Romagna, con un numero di scomparsi che tra italiani e stranieri arriva fino a 1.213 persone, un dato aggiornato allo scorso dicembre. Da questi dati emerge ancora di più l’importanza dell’attività di Penelope (S)comparsi, qui raccontata da Dino Pirini Casadei, Segretario dell’associazione che si è spostata a Santarcangelo.
Com’è nata l’associazione?
“L’associazione Penelope Emilia Romagna, come tutti gli altri coordinamenti territoriali di Penelope Italia, ha svolto e svolge un ruolo fondamentale nell’assistenza di quelle persone che vivono la lacerante esperienza di vedere sparire una persona cara. Ma nel corso degli anni in alcuni membri del gruppo è nata l’esigenza di fare di più, di agire concentrandosi anche sulla prevenzione, andando ad esplorare e sensibilizzando su quei fenomeni sociali che causano la scomparsa delle persone. Per questo è stata fondata, a Correggio, Penelope (S)comparsi, che continua a operare in parallelo a Penelope ma che in più porta avanti il proprio progetto multidisciplinare, fatto di prevenzione e sensibilizzazione”.
Progetto multidisciplinare: in cosa consiste esattamente?
“Sono un insieme di attività che si pongono l’obiettivo di studiare il fenomeno della scomparsa da un punto di vista scientifico, sociologico e legislativo. Questo ci ha portato ad individuare una serie di cause che possono portare una persona ad allontanarsi e non tornare: si va da cause patologiche e psicologiche come Alzheimer, depressione, malattie mentali a fenomeni sociali come bullismo, cyber bullismo e sottrazione di figli da parte di coniugi stranieri. Il nostro progetto inoltre prevede attività finalizzate a tenere vivo il ricordo degli scomparsi, che troppo spesso finiscono nell’oblio: messe, fiaccolate, bacheche delle persone scomparse appese in luoghi pubblici, come ad esempio in stazione a Cesena. Tutto questo permette di mantenere viva l’attenzione collettiva sul fenomeno della scomparsa”.
Come contattare l’associazione in caso di bisogno?
“Abbiamo predisposto Sos-Scomparse, un servizio di ascolto offerto da diversi volontari delle varie associazioni Penelope (S)comparsi presenti nelle varie regioni d’Italia, a tutte le persone che hanno urgente bisogno di avere informazioni e di appoggio quando scompare una persona (http://www.penelopescomparsiuniti.org/)”.
Quali risultati sono stati ottenuti?
“Sicuramente l’entrata in vigore della legge 203/12 ha migliorato la situazione attuale, specificando all’articolo 1 che chiunque sia a conoscenza dell’allontanamento di una persona può denunciare il fatto, permettendo a tutti, e non più ai soli familiari, di agire con responsabilità civile, oltre che umana ed affettiva. È stata inoltre predisposta, presso gli uffici delle forze dell’ordine, una Scheda Ricerca Scomparsi (scheda RI.SC.), che permette, nel momento della denuncia, una maggiore completezza nella raccolta di informazioni e garantendo di conseguenza una più accurata attività di ricerca. Attività di ricerca che, grazie alla nuova legge, può cominciare immediatamente dopo la ricezione della denuncia da parte degli organi di polizia, al contrario di quanto avveniva precedentemente, dovendo aspettare 48 ore dalla denuncia stessa, un periodo di tempo che è invece vitale e fondamentale per ricercare efficacemente chi scompare.Importante è stata infine l’entrata in vigore, lo scorso 10 giugno, del provvedimento che istituisce la Banca dati nazionale del Dna. La banca dati del Dna si occuperà di facilitare le attività di identificazione delle persone scomparse, mediante acquisizione di elementi informativi della persona scomparsa allo scopo di ottenere il profilo del Dna e di effettuare i conseguenti confronti”.
Progetti futuri?
“Sempre per quanto riguarda la sensibilizzazione, stiamo organizzando un convegno dal titolo «Bullismo e dintorni», in modo da indagare questa piaga sempre più diffusa tra i giovani italiani, anche a fronte del nuovo fenomeno del cyber bullismo, più esteso e più difficilmente affrontabile. Il convegno si terrà il 10 settembre presso la Biblioteca comunale A. Baldini a Santarcangelo e vedrà intervenire il capitano dei Carabinieri Ferruccio Nardacci, oltre al sindaco di Santarcangelo e al sindaco di Rimini. Nel corso dei prossimi mesi saranno rilasciate ulteriori informazioni”.
Simone Santini