L’oratorio è un genere drammatico a soggetto sacro che si è andato affermando agli inizi del Seicento. Ha raggiunto in seguito vertici artistici tali – basterebbe pensare al Messiah di Händel – da far scivolare in secondo piano l’ispirazione religiosa rispetto a significati musicali sempre più complessi e sofisticati. Nel Novecento l’oratorio è stato progressivamente abbandonato e solo pochi compositori hanno continuato a coltivarlo, recuperandone però il significato spirituale. In anni ormai lontani, quando la Sagra si svolgeva al Tempio Malatestiano, se ne sono ascoltati non pochi esempi di altissima qualità: peccato che siano spariti dal cartellone. È dunque significativo che nel programma di questa sessantacinquesima edizione sia stato inserito anche un oratorio: oltre tutto di un’autrice riminese e del nostro tempo.
Marina Valmaggi che – dopo un passato come cantautrice – è approdata a lavori di respiro sempre più ampio, ma rimasti fedeli a una matrice sacra, ha scritto una decina d’anni fa sia il testo (interpolando le proprie riflessioni a brani dei Vangeli, Atti degli Apostoli, Apocalisse e anche al Purgatorio di Dante) sia le musiche – a quattro mani con Vincenzo Bocciero – di Santo Stefano. Scene e voci da un martirio, oratorio per soli, coro e orchestra. Eseguito nella Chiesa del Suffragio di Rimini giovedì 21 agosto, per la prima volta in versione integrale, questo lavoro privilegia l’aspetto della sacra rappresentazione piuttosto che basarsi sul contrasto drammatico fra i personaggi: affida a un trio vocale e al coro la narrazione degli eventi che segnarono la condanna e la lapidazione del protomartire Stefano, stagliando per il solo Santo una fisionomia ben definita. Protagonista il tenore Giovanni Cantarini cui la scrittura musicale ha dato modo di valorizzare il bel timbro. A lui si sono aggiunti il soprano Chiara Voli, il controtenore Batyrzhan Aleksander Smakov, il contralto Guya Valmaggi e il Coro Internazionale San Nicola, formato da componenti di una cappella cattolica e una ortodossa: scelta di notevole valore simbolico, visto che il martire Stefano è venerato come santo da entrambe le chiese.
L’esecuzione dell’oratorio è stata preceduta da quattro suggestivi canti – protagonisti gli stessi bravi interpreti dell’oratorio – ispirati ad altrettanti martiri riminesi: Santa Colomba, San Giuliano, Santa Innocenza (in prima esecuzione) e San Gaudenzo. Qui Marina Valmaggi ha contaminato melodie di provenienza gregoriana, rielaborandole secondo una moderna sensibilità.
Ben assecondato dall’Orchestra Lettimi (formata da docenti e allievi del liceo musicale cittadino), il direttore argentino Andrés Juncos ha saputo valorizzare il carattere descrittivo legato alle scene strumentali, rendendole fluide e avvolgenti.
Dopo un prologo concertistico dedicato a Monteverdi, con l’inizio delle grandi serate all’Auditorium, la Sagra è entrata nel vivo della programmazione. Ancora quattro gli appuntamenti sinfonici in calendario: giovedì con la magnifica London Philharmonic Orchestra, diretta da Vladimir Jurowski, rampollo di un’illustre dinastia musicale russa; lunedì 8 tocca a Daniele Gatti (oggi star internazionale, che salì per la prima volta sul podio, quando era ancora studente del Conservatorio di Milano, proprio alla Sagra) e alla Orchestre National de France. Oltre alla Pastorale di Beethoven, in programma ci sono Prélude à l’aprè-midi d’un faune di Debussy e L’uccello di fuoco di Stravinskij. Il 12 sarà il turno dell’Orchestra Sinfonica della Radio di Berlino e del suo direttore Marek Janowski, ben noto come interprete di Strauss e Wagner. Il programma abbina l’Eroica di Beethoven all’ouverture della Forza del destino di Verdi e alla Rapsodia su un tema di Paganini per pianoforte (solista Anna Vinnitskaya). Da non dimenticare, agli Agostiniani (16 e 17), King Arthur di Dryden con musiche di Purcell, in una messinscena curata dal gruppo teatrale Motus.
Giulia Vannoni