Si è giustamente scandalizzata l’opinione pubblica internazionale per le malefatte della Volkswagen. Fossi un tedesco mi sarei imbufalito per due motivi. Uno, perché una casa che porta un nome così nobile e proletario al contempo (la “vettura del popolo”) non può infangarlo con siffatte bassezze. Due, perché un manager più preoccupato della sua buonuscita che delle fuoriuscite dalle sue auto non può pretendere di riempire il suo “wagen” di milioni dopo aver dato prova di inedeguatezza quando il “volk” suda per avere un giusto salario. Ma non sono tedesco, bensì un riminese che sa benissimo che ogni mattina, quale che sia la strada scelta, si troverà inevitabilmente davanti un camion con uno scarico pestilenziale pre-euro se non pre-lira, ancora più pestilenziale se ci finisce dietro in scooter senza possibilità di sorpasso. Se da una parte ci scandalizziamo per auto che inquinacchiavano subdolamente, perché non dobbiamo farlo per mezzi che lo fanno esplicitamente e senza pudore davanti ai nostri occhi e nasi? Capisco il momento storico che rende difficile per molte aziende cambiare il proprio parco mezzi, ma certi camion gridano vendetta. Giusto deplorare i tedeschi ma senza abbassare la guardia dalle nostre parti. Perché se alla Merkel le rode il fegato non è che i nostri polmoni stanno automaticamente meglio.