Si è inaugurata a fine novembre con La lampada di Aladino del Teatro di Obraszov, conosciuto in tutto il mondo per i suoi spettacoli di marionette, la stagione del Moderno a Savignano.
Secondo appuntamento in dicembre – questa volta dedicato alla danza, una novità per i cartelloni savignanesi – mentre il terzo, destinato a rivisitare la grande tradizione, è previsto per sabato 19 gennaio. In Siamo stati a Elsinore (di Francesca Iacoviello e Lisa Severo, per Teatro Zenit) un gruppo di commedianti si confronterà con l’Amleto shakespeariano, intrecciandolo con la propria esperienza di vita. Da segnalare che lo spettacolo s’inserisce in un progetto “Teatro e salute mentale”, promosso dalla Regione nella ricorrenza dei quarant’anni dalla legge Basaglia, che dispose la chiusura dei manicomi.
Il cartellone prosegue, domenica 17 febbraio, con Un alt(r)o Everest, dove per due amici (gli attori Mattia Fabris e Jacopo Bicocchi) la scalata di una vetta diventa occasione per addentrarsi in un itinerario ben più profondo all’interno del loro rapporto.
Giovedì 7 marzo a salire sul palcoscenico del Moderno sarà Mariangela Gualtieri, storica anima della Valdoca e da tempo anche poetessa di successo, che – insieme al giovane violoncellista e compositore Stefano Aiolli proporrà Vedo ancora una piccola porta: percorso musical-poetico che vuole essere una riflessione sulla bellezza e il suo potere salvifico.
Domenica 24, invece, tocca a Happy Hour: nuovo spettacolo di Cristian Ceresoli (esploso come autore teatrale sei anni fa per La merda, una feroce denuncia dell’arrivismo nella nostra Italia, che gli ha fruttato numerosi premi, compreso l’Award del teatro europeo al Fringe Festival di Edimburgo, e divenuto un successo internazionale). Con la direzione del regista danese Simon Boberg, i due attori Silvia Gallerano e Stefano Cenci incarnano due fratelli tredicenni (Ado, una ragazzina affamata d’amore, e Kerfuffle), dunque totalmente inconsapevoli, condannati a perseguire a tutti i costi un’ottimistica felicità, legata a riti e mode vissuti come appartenenza identitaria.
Sabato 13 aprile, Roberto Carlone – fondatore della mitica Banda Osiris e apprezzato compositore di colonne sonore – interpreta quattro personaggi per ricostruire, in I’m a camera, la storia di una enigmatica bambinaia fotografa: Vivian Maier (1926-2009) che, quando morì, lasciò un numero sterminato di foto di forza impressionante, che però nessuno aveva mai visto finché era in vita. Una scelta non casuale per una stagione, come quello di Savignano, che ha come immagine una fotografia di Marco Pesaresi (nella foto), indimenticato artista riminese dello “scatto”. Il cartellone è curato da ATER (Associazione Teatrale Emilia-Romagna) in collaborazione con l’assessorato alla cultura del Comune e la parrocchia di Santa Lucia, oltre al contributo organizzativo di Koinè Società Cooperativa.
Sipario sempre alle 21.