Lè vera? Già, sarà vero che dopo le carognate di un certo inglese, dopo le patacate di qualche fanatico… i romagnoli, anche i riminesi qualche volta, dimenticano le loro antiche origini, la loro cara, bella lingua, i loro piatti profumati …. e certi antichi costumi! Ma per fortuna – già – ricordiamo che anche la fortuna aiuta. “Mo valà, tira drét sal tu storii!”. Già non possiamo dimenticare, trascurare, che stiamo ritornando nel “tempo del vino”.Chissà chi avrà inventato questa bevanda? Certo doveva essere un cervello fino! Scoprire l’uva – e in quei tempi antichissimi l’uomo aveva solo fame e non produceva nulla che non fosse strettamente necessario alla mera nutrizione. Cercavano solo roba da mangiare prodotta dalla Natura! Chi si trovò in mano quei chicchi avrà forse pensato che era roba da scartare, da buttare. Poi qualche cervello, quasi furbo, li schiacciò – chissà per quale caso – e il liquido che ne saltò fuori sembrò bevibile. E ancora, quante centinaia di volte sarà successo il fatto? Poi, ipotizzo sempre – forse la fortuna – e certamente per conquistata abilità, il liquido piacque a molti. Oggi si pensa che quel lontano “Noè” sia stato molto legato a questi fatti e il profumo di quel liquido e il sapore, certamente trionfarono nell’aria e così passando per migliaia di mani, arrivò fino a noi!
Antiche belle storie, però c’è sempre qualcuno che pensa male e addirittura lo ritiene una bevanda pericolosa. Basti pensare alla Polizia che viaggia con i “misuratori dell’alcol”. Guai a chi beve troppo alcol e poi guida macchine, ed è giusto così. Una volta a Rimini dicevano che “è vein m’al doni l’e roba struscia…un bicer ma l’om e mez bicer mal doni … e stè teinti ad nun spalè!”. Continuiamo a scoprire che se il vino è buono ed è bevuto nel modo “giusto” esso si dimostra anche una gran medicina! Alcune Università, in particolare quella della Carolina del Nord hanno scoperto che il vino è anche un antinfiammatorio, combatte le cellule cancerogene, contribuisce ad abbassare il colesterolo, però “…basta ad nun spalè!”. E così il vino, mistero divino, qualcuno aggiunge, che è in grado di rallentare l’invecchiamento (“…e vein l’è la tèta di vecc!”) perchè scorrendo aiuta i vari “meccanismi” della nostra “macchina uomo” e guarda caso questa “macchina” diventa veramente straordinaria nella donna che all’occorrenza produce addirittura latte!!! Ma si può sempre bere un goccetto di vino! Ed è bene non ricordare quel tipo che sosteneva di poter sostituire il vino con il latte…purché le vacche smettessero di mangiare l’erba e si cibassero di uva!!
Vecchio é buono
E così è meglio ricordare che per l’invecchiamento del vino si è sempre usato, tradizionalmente, l’antico metodo delle botti di legno per tre, quattro anni.
Ma – all’improvviso – salta fuori Bruxelles. Lassù hanno deliberato che l’invecchiamento del vino è bene migliorarlo e soprattutto renderlo più rapido.
Basta con quelle antichissime botti, oggi ci sono dei truccioli di un legno speciale con i quali il vino invecchia in… pochi minuti! Però, specialmente a Rimini questo nuovo metodo è stato proibito! E allora abbiamo l’obbligo di ricordare che il nostro vino rosso diventò “Sangiovese” solo quando si scoprì (pare nel 1600) che su quelle colline di SanGiove, a Santarcangelo, si coltivava dell’uva buona, che produceva un ottimo rosso. Fu così che tutta la Romagna accettò di chiamare il suo antichissimo vino “Rosso Sangiovese”. Dell’antichità del nostro vino ne abbiamo già parlato varie volte “repetita juvant!”.
Ricordiamoci che la lapide romana – trovata nel 1611 – ci dice che i romani “ringraziano Rimini del vino che mandava…” che vino poteva essere?
Questioni di identità
Certo oggi si cercano moltissimi nomi nuovi non tanto per i vini ma soprattutto perché oggi la vendita si è molto allargata anche all’estero! Rimangono i pericoli dei furbacchioni che cercano di “modificare” per vendere di più… Quindi ecco che si cerca di essere molto precisi nei controlli, soprattutto per evitare alterazioni e vari imbrogli. Il primo passo contro i brogli e le alterazioni, vennero introdotti nel 1963, con il DPR del 12 luglio, n. 930 e quella volta si decise di classificare il vino in tre categorie: Denominazione di Origine Semplice DOS. Denominazione di Origine Controllata DOC. Denominazione di Origine Controllata e Garantita DOCG. Certo i tentativi di imbroglio, i furbacchioni insomma, ci saranno sempre. A tutto questo bisogna aggiungere il fatto che con il clima decisamente modificato dal cosiddetto effetto serra, la natura ha imposto nuove regole alla nostra “pallina” Terra, che nonostante tutto, continua a girare ancora. Nuove regole quindi, che pare abbasseranno la produzione dell’antica bevanda. L’antica tradizione romagnola certamente sosterrà l’importanza delle nostre operazioni, evitando che la furbizi di qualcuno produca guai…! “Saluberrimum cui nihil in musto additum est…! Salubre è quel vino nel cui mosto non è stat messo nessun additivo”. Questo è Plinio, però questi romani!
O Sanzves rumagnol
O Sanzves rumagnol
che manda udor ad viôl
che sana in do’ che’ toca
cun n’aprim in boca
che daà tant gost, che engua!
cma che s-ciòca la lengua!
Giosta chi l’ha fat Sant
parchè l’azova tant,
l’azova e tant l’aiuta
e la bona saluta!
Aldo Spallicci
(O Sangiovese romagnolo che tramanda odore di viole mammole, che sana dove tocca con un amaretto in bocca che dà tanto gusto, che sangue! Come schiocca la lingua! Giusto che l’abbian fatto Santo, perché giova tanto, giova tanto e aiuta alla buona salute!).
Mo… e Sanzves…!
Enca st’ann è slempa sla tvaja bienca:
l’è un bicer d’un rass ch’fa rid è tevul.
E i dis tôt ch’l’è un vein ad qui che mai it stenca…
l’è ’na midseina: rabia de Dievul!
Qualcun è zerca nota in stè bel rass…
qualcun il fa Dievul cume putoria…
qualcun é dis ch’l’è un pori vein da scass…
qualcun é chenta sol ste nom in gloria…
Mo é vèr Sanzves per la su gloria bèla
e zira t’un mand grand che cnas ste nom…
però in ste mundaz jè enca un Pirinèla…
E oz un Pirinèla uj vo’ cambiè nomm
Sanzves? L’è propie voj ch’l’in po’ stè in vell
e il cnas fin’in America stè nom bel!
Ma… il Sangiovese…
(Anche quest’anno lampeggia sulla tovaglia bianca: è un bicchiere di un rosso che fa ridere anche il tavolo. E tutti dicono che è un vino di quelli che non stancano mai… è come una medicina: rabbia del Diavolo! Qualcuno cerca “notte“ (favole) in questo bel rosso… qualcuno lo fa diventare Diavolo come se fosse porcheria; qualcuno dice che è un povero vino da buttare, qualcuno canta il nome solo in gloria!
Ma il vero Sangiovese per la sua gloria bella gira in un grande mondo dove tutti conoscono questo nome… però in questo mondaccio c’è anche un Pirinella… E oggi questo Pirinella vuole cambiare nome a questo vino… Sangiovese? Son proprio voglie che non possono essere considerate in nessun posto e d’altro canto lo conoscono anche in America questo bel nome)
Enzo Fiorentini