Due progetti finanziati dalla Comunità Europea sono il fulcro della programmazione del quarantaquattresimo Festival del Teatro in Piazza. Da venerdì 11 luglio, per dieci giorni, a Santarcangelo si potrà estendere lo sguardo dalla scena italiana a quella internazionale attraverso Create to Connect, un progetto guidato da Bunker Production di Lubjana, e Shared Space Music Weather Politics, che fa capo alla Quadriennale di Praga (da non sottovalutare la vivacità teatrale di Slovenia e di molti paesi dell’est).
E si carica di una forte valenza simbolica, per un festival che ha la piazza come suo cuore pulsante, la scelta d’inaugurare con Lecture for Every One di Sarah Vanhee, dove la performer belga (nella versione italiana sostituita da Sara Masotti) allo Sferisterio riflette sull’essere cittadini. Sarà proprio “l’atto dell’abitare” uno dei filoni lungo cui si sviluppa il percorso artistico di quest’anno, scelto da Silvia Bottiroli, direttrice artistica del Festival, e da Rodolfo Sacchettini, condirettore. Seppure declinati con modalità più aggiornate, comprese quelle a impatto zero (progetto P.S. Presente Sostenibile), i luoghi del festival restano quelli tradizionali. Tra questi, appunto, lo Sferisterio dove verrà presentato – in prima assoluta – Us, performance-concerto ispirata a Open, l’autobiografia del tennista Andre Agassi. Qui i toscani Kinkaleri propongono Everyone get’s lighter, mentre Ateliersi/ Fiorenza Menni con Boia (nella foto)provano a utilizzare la creatività urbana dei writers in nuove forme drammaturgiche. Seguono il Collettivo Ginsberg, giovani artisti romagnoli, con Asa Nisi Masa – di felliniana memoria – che riecheggia la poesia beat. Domenica 20, infine, la Non Scuola del Teatro delle Albe rivisita il personaggio di Gulliver. Allo Sferisterio si terranno anche alcune proiezioni cinematografiche: The Pounding Heart di Roberto Minervini, vincitore del premio Lo Straniero, Le meraviglie di Alice Rohrwacher, reduce del successo di Cannes, My Name Is Janez Jansa, fresco vincitore del Bellaria Film Festival e Les naufragés du fol espoir, versione filmica dell’omonimo spettacolo del Théâtre du Soleil.
Piazza Ganganelli resta il classico luogo d’incontro: non si limita a ospitare la biglietteria, ma verrà valorizzata dalle installazioni dell’artista israeliano Yuval Rimon. Nell’Hangar Bornaccino si può invece tirar tardi e per la serata inaugurale NicoNote ha preparato Limbo Session, reminiscenze jazz che s’innestano con suoni psichedelici; mentre il 19 Dewey Dell, ossia la seconda generazione Castellucci, presentano il loro Live Concert.
Alla scuola elementare Pascucci torna la seconda tappa del progetto Art You Lost, di cui sono protagonisti i cittadini di Santarcangelo insieme a Lacasadargilla- Muta Imago- Santasangre-Matteo Angius. Un lavoro d’investigazione del rapporto fra paesaggio, corpo e creazione artistica (La disciplina del campo) è quello concepito da Leonardo Delogu. La riflessione sulle tematiche paesaggistiche di Gilles Clément e del collettivo di architetti CoLoCo culmineranno alla periferia di Santarcangelo, dove da alcuni anni si è installata la comunità dei Mutoid: qui sarà proiettato anche il film Hometown Mutonia, girato dal collettivo Zimmerfrei. Ancora in tema di paesaggio, il finlandese Esa Kirkoppelto proporrà una performance itinerante seguendo i codici comportamentali delle renne.
Le reminiscenze del nostro passato rivivono in “memoria come traccia”. Spiccano i lavori di tre compagnie: La Re-sentida, prima generazione cresciuta dopo Pinochet, che ne La imaginación del futuro s’interroga sulla storia recente del Cile; i riminesi Motus, al centro di un ampio omaggio, che presentano in prima nazionale Caliban Cannibal con il tunisino Mohamed Alì Ltaief, protagonista della cosiddetta rivoluzione dei gelsomini; il lettone Valters Sïlis e Teatro Sotterraneo che in War Now! si confrontano con la retorica della guerra a cento anni dal primo conflitto mondiale. All’elenco si aggiunge Survivre, frutto del lavoro condiviso di due compagnie: gli italiani Menoventi e i francesi Pardès Rimonin.
A Dario Manfredini (con Vocazione) e a Claudio Morganti con Mit Lenz, tratto ovviamente da Büchner, toccherà fare il punto sul “lavoro dell’attore”. Sarà poi Fabrizio Gifuni a leggere pagine di Julio Cortazar e Roberto Bolano, mentre Claudia Castellucci/Socíetas Raffaello Sanzio porterà in scena una ballata scenica con musiche di Scott Gibbons. Il francese Joris Lacoste coordina invece un progetto collettivo (L’enciclopédie de la parole) che tenta di classificare la comunicazione orale.
Accomunati dal titolo “La piattaforma della danza balinese”, curato da Michele Di Stefano (Leone d’argento alla Biennale), Cristina Rizzo e Fabrizio Favale sono ben nove lavori dedicati alla coreografia contemporanea. Da non perdere, fra gli spettacoli dei danzatori invitati, The Nature: prima assoluta dello svedese Mårten Spångberg, che fa parte di un progetto commissionatogli dal MoMa di New York.
Giulia Vannoni