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SANITÀ: INVESTIMENTI DA BOLLINO NERO

Lo stato di salute dell’Azienda Sanitaria Locale della Romagna

Come molti sapranno i servizi sanitari della provincia di Rimini sono solo un tassello dell’Azienda Unità Sanitaria Locale (Ausl) della Romagna che riunisce le tre province di Rimini, Forlì-Cesena e Ravenna. L’Azienda romagnola assiste (dati del 2023) una popolazione di 1.120.480 residenti, si compone di 8 Distretti, gestisce in modo diretto 17 Ospedali, di cui 5 in provincia di Rimini, e 15 strutture private accreditate, 5 nel riminese.

Nel 2023 ha incassato, prevalentemente dalla Regione Emilia-Romagna, 2,8 miliardi di euro e ne ha spesi altrettanti, di cui 838 milioni di euro per il personale. Cifra che è servita a pagare il lavoro di 16.488 addetti, in calo di 121 unità sull’anno precedente, di cui 753 part-time. Di fatto, con questi numeri, l’Ausl della Romagna è la principale “fabbrica” di lavoro del territorio.

Di recente, novembre scorso, l’Agenas (Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali), sulla base di una serie di indicatori, ha compiuto una valutazione, per aree di attività, delle 110 Aziende sanitarie territoriali nazionali da cui è emerso, per l’Ausl della Romagna, un giudizio sostanzialmente positivo, che corrisponde ad un livello di performance “alto”, insieme ad altre 26, quasi tutte del Centro Nord. Purtroppo i voti più scarsi sono tutti per le Aziende del Meridione d’Italia, da dove, non a caso, trae origine la maggiore migrazione sanitaria verso le strutture del Nord. In realtà, più che differenziare, come taluni chiedono, ci sarebbe molto da ricucire, per portare i servizi sanitari di tutte le regioni sullo stesso livello di qualità. Nella tabella di sintesi che segue sono racchiusi i posizionamenti dell’Ausl della Romagna per le diverse aree di attività, messa a confronto con altre Aziende sanitarie nazionali con più di 700.000 utenti/residenti e con le corrispondenti in Emilia-Romagna.

Come si può notare l’Ausl Romagna è prima in regione per assistenza ospedaliera, dove il livello generale del servizio è compreso tra “alto e molto alto”, va, invece, meno bene per l’assistenza distrettuale, quella che riguarda le cure primarie, la dotazione di servizi, la presa in carico, ecc… dove è sesta, cioè terzultima. Insufficienti, invece, gli investimenti, con un livello di performance compreso tra “basso e medio”, che fa scivolare la Romagna nella parte bassa di entrambi le classifiche.

Questo prospetto fotografa una situazione che potremmo definire generale. Una specie di vista area. Per conoscere meglio l’offerta dei servizi sanitari sul territorio bisogna però entrare nel dettaglio e fare confronti con le realtà più evolute.

Cominciamo dall’attività di Prevenzione.

I servizi di screening alla mammella, alla cervice e al colon dell’Ausl Romagna sono buoni, ma qualcuno fa meglio, come si può dedurre dal confronto con altre aziende sanitarie nazionali con popolazione equivalente.

Per l’Assistenza distrettuale la Romagna è al top per numero di Consultori familiari, al limite per numero ottimale di assistiti per ogni medico di famiglia (medicina generale), 1.480 su 1.500, piuttosto indietro per numero di posti letto in strutture residenziali per maggiori di 65 anni, ed avrebbe bisogno di qualche pediatra in più per convergere verso il numero di assistiti pediatrici giudicato ottimale, circa 800 quando in loco sono 872.

Per tutto il resto siamo su un livello di performance medio, sempre con spazi di miglioramento.

I tre indicatori dell’Assistenza ospedaliera confermano un livello generale di performance alto, con tempi di attesa per interventi di colicistectomia, protesi anca/ginocchio/spalla rispettati quattro volte su cinque e percentuale di fuga (migrazione) ad altra ASL, dei residenti dell’ASL stessa, per interventi di medio-bassa complessità prossima al dodici per cento, vicino a quella di Bologna e tra le percentuali nazionali più basse.

Un assistito romagnolo, ed entriamo nell’area della Sostenibilità economica, costa in media 2.224 euro, che è il terzo importo più elevato dopo l’Asl Val Padana (2.275 euro) e Toscana S.E. (2.261 euro). In regione, dopo l’AUSL della Romagna, a spendere di più sono Bologna 2.143 euro e Modena 1.980 euro.

Per la prevenzione la Romagna spende pro capite 95 euro, la cifra più alta in regione, che sta in mezzo tra 181 euro di Napoli Sud e 52 euro di Roma 2.

Decisamente bassi, invece, gli investimenti, il principale punto debole dell’Ausl Romagna, con la conseguenza che più di un terzo della grandi apparecchiature mediche hanno più di dieci anni di vita. Con la rapidità dell’obsolescenza odierna è decisamente un aspetto da migliorare. Anche per questo servono fondi adeguati.