La presentazione del libro: San Giuliano, bolla per l’ufficio liturgico
Presentazione
Colui che ti ha donato Giuliano
– tale dono non sia vano –,
porga a noi la sua mano
e ci adorni di virtù.
(dalla Sequenza della Messa di S. Giuliano)
La decisione di tradurre l’antico Ufficio della festa liturgica di san Giuliano martire, il cui corpo è custodito da oltre mille anni nella chiesa parrocchiale riminese a lui intitolata, può sembrare a prima vista un’operazione di archeologia liturgica o quanto meno un’iniziativa che ha ben poco a che vedere con la vita della Chiesa attuale. Per questo ho accettato di scrivere queste righe di prefazione, allo scopo di offrire le motivazioni che hanno condotto a questa scelta, con la speranza che la presente pubblicazione sia utile anche ai cristiani del terzo millennio.
La vita dei santi ha le sue radici nella fede cristiana, comune a tutti coloro che appartengono alla Chiesa. Il santo, in tal senso, è uno di noi, ma uno che ha vinto, mentre noi di solito arriviamo secondi, terzi… perfino ultimi. Venerare i santi non significa soltanto invocare la loro intercessione presso il Signore, ma anche imitarne la fede, condividerne gli ideali, il coraggio, le virtù che hanno testimoniato. Per questo è bello conoscerli, facendoci guidare dalla fede di chi li ha venerati e conosciuti prima di noi, attraverso i ricordi che ci sono stati tramandati, che – al di là della verità storica – esprimono la devozione e l’amore del popolo di Dio per questi suoi figli eletti. Questo è uno dei motivi che ci ha condotto a realizzare la traduzione dell’Ufficio di san Giuliano, nella formulazione antica che ci è stata tramandata.
Più che una storia, il testo che pubblichiamo, contiene una sintesi della fede nel martire Giuliano, che la Chiesa ha riconosciuto valida ed è stata tradotta nell’Ufficio, cioè la preghiera liturgica pubblica e solenne, con cui si venera la memoria del santo. Nel testo qui presentato ci sono racconti che riflettono una mentalità diversa dalla attuale, c’è l’insistenza sugli aspetti straordinari, sui miracoli, perché considerati il segno più grande della santità.
Oggi si preferisce mettere in luce ciò che accomuna il santo alla vita normale, la santità quotidiana “della porta accanto”. Quindi occorrerà leggere tra le righe per comprendere l’attualità della santità di Giuliano, ciò che lo rende vicino a noi. Il consiglio che mi permetto di dare a tale proposito è di confrontare questi testi con il vangelo, per coglierne la verità profonda, che per ogni santo è riprodurre Cristo nella propria vita. Non una ripetizione sbiadita o parziale del mistero irripetibile di Gesù, ma una riproposizione originale, come la sfaccettatura di una pietra preziosa, che è unica, ma rifrange la luce in modi diversi a seconda delle diverse facce.
C’è un altro motivo non secondario per cui ritengo doveroso e giusto pubblicare questo testo ed è il fatto che la nostra comunità ha l’onore di custodire le spoglie mortali di san Giuliano. Non ci consideriamo tuttavia i custodi di un museo, pur di carattere religioso, ma i depositari di una fede che ci precede e che desideriamo trasmettere alle generazioni che verranno dopo di noi. In passato era viva la devozione al nostro santo patrono, oggi tante forme con cui era venerato sono andate in disuso, ma non per questo dobbiamo rassegnarci a lasciar cadere la venerazione autentica a san Giuliano. Questo volumetto vuole essere un piccolo contributo alla riscoperta di questo santo e al rinnovamento del culto a lui dedicato.
Vorrei esprimere infine il desiderio che questo testo sia seguito da altri, che favoriscano la diffusione della conoscenza di san Giuliano presso i nostri parrocchiani e nella chiesa diocesana, a partire dai più giovani, coetanei del santo.
Per ultimo un doveroso ringraziamento alla professoressa Cinzia Montevecchi, che si è sobbarcata la fatica di tradurre il testo e di curarne l’introduzione che aiuta a collocare il testo nel contesto storico e nella tradizione letteraria e liturgica del santo.
don Paolo Donati, parroco di S. Giuliano Martire