Caro direttore,
ti scrivo a proposito dell’articolo “Salvate la chiesa di Ginestreto” a pag. 20 de ilPonte n. 20 del 24 maggio 2020.
Infatti la questione che sollevano la ventina di ex abitanti, mi ha profondamente interpellato e provocato ad alcune riflessioni.
Prima di tutto mi commuove il senso di attaccamento delle persone intervistate alla loro chiesa, legame significativo con le loro origini, la loro gente, il loro territorio, la loro storia. Purtroppo però – come è evidente in ogni esperienza umana, anche la più santa – sulla terra, tutto passa!
Purtroppo, cioè, pur avendoci provato anche in un tempo piuttosto recente ad interpellare le istituzioni, non siamo riusciti a trovare le risorse finanziarie adeguate ad affrontare un costo molto alto quale è necessario preventivare per impedire alla chiesa di Ginestreto (nel comune di Sogliano) di cadere. E neanche le cessione gratuìta dell’immobile ha raccolto l’interesse di qualcuno…
Si pone poi un altro problema che in un tempo di forti ristrettezze economiche dal quale non si vede l’uscita ci fa chiedere: perché sistemare e restaurare un bene che non ha alcuna possibilità di essere utilizzato utilmente? Non ha forse più senso concentrare le nostre (poche) forze su quelle chiese che oggi sono ancora punto di riferimento e strumento concreto della comunità contemporanea?
Ovviamente anche a me piange il cuore nel vedere il degrado progressivamente sempre più irrimediabile di Ginestreto (così come di altre chiese disseminate nel territrio della Diocesi e costrette nella stessa situazione) e penso ai sacrifici di chi l’ha voluta ed eretta, ma non a tutto quello che si vorrebbe fare (anzi che sarebbe bene fare) è possibile dare concretezza (oltretutto vi sono costi da affrontare anche per demolire). Contrariamente a quanto si crede spesso con troppa superficialità quando non con pregiudizio ideologico, la Chiesa, pur cercando di fare del suo meglio, non ha risorse illimitate né interessi sordidi e nascosti. Alla Chiesa sta a cuore solo il bene della gente e cerca di fare tutto il possibile per fare la sua parte.
Da ultimo ma non da ultimo aggiungo che il fortissimo calo delle vocazioni sacerdotali (anche se la chiesa non è appannaggio solo del prete) porterà entro pochissimi anni alla forzata dismissione di altre strutture pastorali anche molto più centrali di Ginestreto: dobbiamo prepararci ad una Chiesa nella quale la partecipazione sarà per tutti e ciascuno “da protagonista” (al di là del problema economico) e per niente “da utente”.
Don Danilo Manduchi, economo Diocesi di Rimini