A Ravenna di recente un ‘coccobello’ è stato fermato dalla Polizia Locale e sanzionato per un totale di 10.000 euro a causa della sua attività di venditore abusivo. La notizia non aveva niente di nuovo, così come il fatto che presumibilmente le sanzioni non saranno mai pagate, di sicuro mai per intero. C’era qualcosa però che mi suonava strano. E, riflettendoci, era il fatto che per la prima volta quest’anno la parola ‘coccobello’ la leggessi da una notizia di un’altra provincia senza averla ancora sentita gridare sulle nostre spiagge, pure a luglio inoltrato. L’abusivismo si è notevolmente ridotto, non diciamo eliminato perché poi ce la tiriamo addosso. Ma le dimensioni sono ben diverse da qualche anno fa, è piuttosto evidente, e non è forse un caso che molti habitué della nostra costa cerchino altri lidi. Non escludo di incontrare un ‘coccobello’ da qui a settembre, certo, ma ormai quel termine che tanto ci faceva ridere da bambini senza sapere che si trattava di forma di commercio irregolare pare destinato ad entrare nel dimenticatoio. Come spero ci finisca quell’altro termine superato e pure un po’ antipatico: ‘vucumprà’, coniato con la superiorità di chi pensa che un immigrato non possa imparare l’italiano. E usato spesso sui social da utenti che, pur nativi italiani, con l’italiano non sempre hanno un rapporto sereno.