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Saliola, il pennello fiorito dal Quasi Orto

Sorride sotto i folti baffi, e si aggiusta il cappello bianco a falda larga con un perfetto movimento cinematografico. Sarà per via della assidua frequentazione con il grande schermo, una passione che Antonio Saliola, pittore, ha declinato anche in quell’angolo di paradiso di Valmarecchia che è il Quasi Orto. In otto stanze dominate dall’ombra della Torre di Petrella Guidi, e con la vista che degrada su tutta la vallata, il maestro ha trasferito la magia dei suoi quadri straordinari e carichi di suggestione, disseminando qua e là citazioni (con sculture, oggetti, piante) delle pellicole più amate.
Persona speciale, raffinata, genuina, Saliola, bolognese di nascita (28 settembre 1939 testimonia la carta d’identità), a Petrella Guidi s’è insediato da una ventina di anni, trascinato da Tonino Guerra e Benny Faeti. Qui ha piantato il suo verdissimo rifugio dopo aver risalito il Marecchia e salutato con affetto la Tenuta Amalia di Villa Verucchio dove ha mosso tanti passi con il pennello in mano, e dato calci al pallone, “impegnato in epiche partite di calcio nei campi sottratti al grano, insieme agli amici Marcello Zanni (oggi noto ristoratore, ndr) e Riccardo Carlini, il doc della Villa”.
A Saliola è dedicata la prima edizione del “Montefeltro Day”, una iniziativa nata da quella Compagnia del Montefeltro radunata con pazienza e passione da Giorgio Bartolini (Confesercenti di Novafeltria), capace di mettere assieme oltre duecento realtà istituzionali e commerciali della Valmarecchia e del Montefeltro. “Personaggio dell’anno” il pittore Saliola riceverà il premio indetto dalla Compagnia nel Palazzo dei Principi di Carpegna, sabato 4 ottobre alle ore 17, con buffet finale (di prodotti esclusivamente del Montefeltro) coordinato da Luigi dell’Osteria La Corte (San Leo) e Riccardo De Silvestri del ristorante Lago Verde (Pennabilli).
Alla laurea in Giurisprudenza e al lavoro all’Accademia di Belle Arti sotto le Due Torri, Saliola ha preferito la pittura. La vocazione non ammette deroghe, anche quando si esprime con pennellate decise e colorate. L’influenza degli impressionisti francesi è visibile e mai negata, che s’accompagna alla personale sensibilità di Saliola. Il risultato è una poetica su tela che s’abbraccia ai giardini sbocciati, agli interni trasognati, alle campagne rigogliose e alle antiche misteriose biblioteche. I suoi quadri-racconti un po’ fiabeschi fanno il giro del mondo, ammaliando Bruxelles e Buenos Aires, Chicago e Hong Kong. Tra i suoi estimatori c’è Pietro Barilla, ma anche Elio Petri, Luca Cordero di Montezemolo e Roversi Monaco hanno acquistato Saliola nel corso degli anni. Lui, non pago di dipingere giardini, ha dato alla luce un orto-giardino chiamato “Quasi-Orto”, usando fiori, piante e muretti invece di pennelli e colori per una passeggiata in otto stanze. “Mi ero illuso di averlo governato, invece il Quasi-Orto obbedisce ai suoi tempi e ai ritmi della natura, ed io mi ritrovo custode e non padrone”. In quelle stanze organizza anche giornate conviviali tra musica, amicizia e letteratura. E vi ha dedicato un’opera pittorica di 7 metri per rappresentare la favola del Montefeltro. “Un viaggio nel tempo e nello spazio: il tempo della mietitura messo in musica dai canti dei contadini immersi nell’oro del grano ma anche dalle cicale che riempivano l’ara del loro canto aspro ma pur sempre dolce”. Un ritratto che va da S. Agata Feltria al Marecchia, la Senna degli impressionisti, fino a Petrella. Saliola ne va fiero: è il suo omaggio al buen ritiro“È troppo grande, non riesco a dipingerlo. Per evitare di perdermi, devo metterci qualcosa dentro” allarga le braccia indicando le nuvole, quasi a volersi scusare, mentre i ragazzi a testa in giù che dipinge volentieri nelle capriole, invitano ad uno sguardo capovolto sul mondo.

Paolo Guiducci