I cinema multisala vi sembrano alienanti e privi di poesia? Probabilmente avete ragione. Ma abbiamo la soluzione: lo scorso 29 settembre è stata inaugurata la rinnovata sala di proiezione del Cinema Teatro Tiberio, a Rimini, nel Borgo San Giuliano, una delle tante sale parrocchiali presenti sul territorio nazionale, chiamate “Sale della Comunità”.
Sono giustamente fieri di quanto realizzato gli appassionati volontari, almeno una ventina di persone, che operano instancabilmente per gestire la sala. A dar loro voce ci pensa Stefano Tonini, responsabile del Cinema Tiberio (nella foto con Paolo Pagliarani di Notorius), aprendo l’incontro ospitato lì pochi giorni fa, dal titolo “Un pizzico di sale – Incontro tra gli animatori delle Sale della Comunità dell’Emilia Romagna”, e raccontando le trasformazioni avvenute negli anni.
La riapertura della sala risale al 2004. Da quella data sono stati effettuati diversi interventi: del 2008 è l’introduzione del sistema di proiezione digitale Microcinema (che consente anche il collegamento, in diretta o in differita, con i principali teatri italiani), prima digitalizzazione in assoluto nella provincia di Rimini, “che ha scardinato il vecchio sistema per giungere all’abbandono definitivo dell’analogico nel 2013, stesso anno dell’introduzione del proiettore Sony 4k e dell’installazione dell’impianto audio Dolby Stereo 7.1”. Del 2010 è invece il nuovo sistema di aria condizionata, infine, negli scorsi mesi, è stata la volta delle sedute e dell’illuminazione. Tutti questi rinnovamenti sono stati interamente autofinanziati dalla gestione del cinema e grazie al successo di pubblico attento..
Le Sale della Comunità sul territorio della Diocesi di Rimini, oltre al Tiberio, sono il Cinema Teatro Moderno di Savignano e il Cinema Africa di Riccione, in attesa che si aggreghi definitivamente al gruppo il Teatro di Bordonchio. Una ricerca condotta dall’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano sul mondo delle sale parrocchiali, ne ha censite 86 in tutta Italia, la maggior parte delle quali nel nord e nel centro (in Emilia Romagna vi sono 48 Sale della Comunità a gestione diretta).
Scopriamo così che si tratta di realtà durature nel tempo, infatti hanno per lo più tra i 30 e i 40 anni di attività alle spalle (quella di San Giuliano ne ha 33), e che si collocano prevalentemente nei piccoli centri urbani o nelle periferie delle grandi città. I gestori delle sale si avvalgono di collaboratori, spesso volontari, il cui numero medio si assesta sulla decina di soggetti. Altro dato degno di nota è che il 90% del pubblico che frequenta le Sale della Comunità ha dai 36 ai 65 anni, seguiti dai bambini, mentre gli adolescenti rappresentano la fascia di età meno presente. Effettivamente i gestori presenti all’incontro confermano che, nella programmazione, è data particolare attenzione a famiglie e bambini.
Gli operatori delle sale presenti al convegno del Tiberio, oltre a quelli di Rimini, provenivano dai cinema “Galliera” e “Orione” di Bologna, dalla sala “Castello” di Fabbrico (Reggio Emilia), dal cinema “Africa” di Riccione e dalla sala “Don Zucchini” di Cento (Ferrara). Questi ultimi hanno presentato il cortometraggio Come amavi la cabina del Paradiso, viaggio on the road tra alcune Sale della Comunità pensato per mostrare lo spirito che anima questi centri di aggregazione e cultura.
Proprio sul ruolo delle sale parrocchiali come poli apertissimi di cultura si concentra Luigi Lagrasta, responsabile per l’Emilia Romagna dell’associazione “ACEC (Associazione Cattolica Esercenti Cinema) – La Sala della Comunità”: sottolinea l’importanza di un rapporto fittissimo tra le realtà locali e l’associazione di cui è responsabile, al fine di permettere la prosecuzione delle attività sia per quanto riguarda le strutture fisicamente intese, sia circa le programmazioni. “Le Sale della Comunità – afferma Lagrasta – sono diventate, e devono continuare ad essere, sale d’eccellenza, che hanno una storia costruita sull’esperienza delle parrocchie, ma che hanno saputo porsi come centri collettori di relazioni e snodi di interventi sul territorio, talvolta ospitando altre istituzioni o collaborando con associazioni esterne”. L’ACEC, che ha avuto un mandato dalla CEI (Conferenza Episcopale Italiana), svolge, tra gli altri, il ruolo fondamentale di lavorare sugli aspetti economici, questione ovviamente vincolante e all’ordine del giorno per ogni gestione, quindi sulle problematiche relative ai rapporti con i distributori e sulle strategie di promozione finalizzate ad incrementare l’attenzione verso le sale da parte del pubblico.
Filippo Mancini