Game over. La storia del Patto per San Marino finisce in un giorno di fine luglio. E ora sul Governo del Titano tira aria di crisi. Anzi, secondo alcuni, le elezioni sarebbero dietro l’angolo. Del resto che il matrimonio all’interno del Patto non godesse di buona salute, era cosa ormai nota. Troppe esternazioni, troppi nervi scoperti per credere che fossero solo liti “famigliari”. La conferma è arrivata la scorsa settimana quando, in una saletta di Palazzo Pubblico, si sono ritrovati intorno allo stesso tavolo i tre segretari di Stato Dc, Pasquale Valentini, Francesco Mussoni e Giancarlo Venturini con, dalla parte opposta, Paride Andreoli, Augusto Casali, Paolo Crescentini, Tonino Vulpinari e Massimo Cenci.
Democristiani e Socialisti parlano, alzano la voce, cercano di rattoppare la situazione finché Casali esce e consegna la lettera di dimissioni ai Reggenti. La stessa cosa la fa Romeo Morri, aprendo di fatto, la crisi politica. “Non si può più prendere in giro i cittadini – spiega l’ex Guardiasigilli – bisogna dir loro la verità, ossia che il Patto non esiste più”. Nonostante Nps e Moderati non siedano più nella “maggioranza”, il Consiglio Grande e Generale va in scena lo stesso. Tanto che tutta l’Aula dice sì all’ordine del giorno che vuole garantire il lavoro della Commissione Antimafia anche in caso di ordinaria amministrazione. Nel frattempo il Congresso di Stato conferisce ad interim le deleghe che erano di Augusto Casali e Romeo Morri. Giustizia e Rapporti con le Giunte di Castello vanno a Giancarlo Venturini; Ricerca e Università a Marco Arzilli. Adesso lo scenario, grazie anche alla nuova legge elettorale che non ammette “inciuci”, prevede due possibilità: o si va avanti, oppure si va subito alle elezioni.
Lucia Genestreti