Hanno ascoltato, hanno guardato, hanno aperto sovente la bocca come a dire “questa poi, non la sapevo proprio”. Erano più di cento le persone che venerdì scorso si sono ritrovate all’interno della chiesa di San Giovanni evangelista, in via Cairoli per la presentazione della Guida breve per la chiesa riminese di Sant’Agostino, scritta da Pier Giorgio Pasini ed edita da Il Ponte.Un appuntamento voluto e organizzato dal Gruppo Culturale della parrocchia che già lo scorso anno si era attivato per far conoscere “una delle chiese più belle di Rimini”. Un’oretta e qualche spicciolo di minuto trascorso velocemente grazie soprattutto all’esposizione del professor Pasini che – come sempre – ha saputo attirare la concentrazione dei suoi interlocutori, raccontando fatti ed episodi a molti sconosciuti. Proprio come l’intitolazione della chiesa.
“Oggi la chiamiamo di Sant’Agostino – ha spiegato Pasini – perché è appartenuta agli Eremiti dell’ordine agostiniano, ma è sempre stata dedicata a san Giovanni Evangelista”.
Una chiesa costruita negli ultimi decenni del Duecento proprio grazie agli Eremitani ai quali nel 1256 era stata concessa l’antica e modesta chiesa parrocchiale posta proprio al centro della città.“Dopo aver acquistato le case e i terreni contigui fino ad occupare tutto l’isolato, gli Eremitani la ricostruirono molto più grande, forse a partire dal 1287, quando riuscirono a concludere positivamente una vertenza con la vicina parrocchia dei santi Giovanni e Paolo, cui era stata sottratta una buona parte del territorio di competenza”.
Altra cosa che in pochi sanno è che nel Trecento, proprio davanti alla cappella centrale “era sistemato il coro dei monaci, separato dal resto della navata da un tramezzo che divideva la chiesa in due parti e teneva distinto lo spazio riservato ai monaci da quello dei semplici fedeli. In origine al centro del tramezzo doveva innalzarsi il grande Crocifisso trecentesco che ora è appeso sulla parete di destra della navata.
A proposito di opere d’arti, il professor Pasini ha presentato anche i quadri e gli affreschi presenti all’interno della chiesa, del suo stile barocco soffermandosi anche sul soffitto dove spiccano i dipinti di Vittorio Bigari. Naturalmente non potevano mancare storie e leggende legate alla vita della chiesa. Tra le tante c’è quella della possibile sepoltura di Paolo e Francesca.
“Nasce dal ritrovamento di due corpi, uno maschile e uno femminile, uniti in un abbraccio e avvolti con un telo prezioso, ma non ci sono riscontri certi”.
Francesco Barone