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Rossi e Villa, due giganti della poesia popolare a confronto


“Che gran follia si è dunque, o cara gente!/ Per chi spera di star in questo mondo/ senza disturbo alcun e allegramente/ con un vivere lieto e ognor giocondo./ Ma ci serva ad ognun per buon avviso/ non in Paderna, ma in Cielo è il Paradiso”. (Pietro Rossi)”
Me a so ned a S.Clement/ t’un castel che anticament/ E fu fat di Malatesta,/ a discend da zenta onesta/ sin ma det una busia,/ a riteng però clan sia/ perché i mi i na mes insein/ né pusion e né quatrein/ che sa fem la riflession/ i più svelt e i più birbon/ chin temeva del demonie/ ia lassè un bon patrimonie”.  (Giustinino Villa)
Due poeti romagnoli, due visioni del mondo differenti. Il primo affida alla speranza e alla fede la possibilità di conquistare la felicità, il secondo trova il proprio equilibrio sul valore dell’onestà. Una visione “religiosa” ed una laica, ma entrambe capaci di attraversare il tempo facendo leva sulla forza della poesia popolare che, con profondità critica, è capace di scuotere le coscienze.
Pietro Rossi da San Marino e Giustiniano Villa da San Clemente vivono due epoche distanti mezzo secolo l’una dall’altra, con inclinazioni politiche a volte non compatibili, ma ognuno partendo dalla propria condizione: ciabattino il primo, agricoltore il secondo, hanno la capacità di sezionare le relazioni sociali, mettendole a nudo. Pietro andava nei boschi a raccogliere legna, che poi caricava sul basto di un asinello per venderla nei paesi. Per sentire meno la fatica, si metteva a suonare il “ciuffolo” o la “piva”.
Poi, d’inverno, cessati i duri lavori nei campi, “Sol ai libri prestavo l’attenzione / Ed invece d’andar al ballo, al gioco e in Osteria / io leggeva il mio Bertoldo accant’ al foco”.
Bertoldo, personaggio cinquecentesco, cantastorie, contadino rozzo ma intelligente, proprio come sarà, poi, Ceccone, il personaggio creato dal Rossi. Anche Villa portava le sue zirudelle in giro per la Romagna, dai mercati alle fiere, dove approfittava per narrare in versi la vita politica della Romagna, la lotta dei contadini e la vita sociale.
Mentre l’opera di Giustiniano Villa è stata ampiamente indagata, solo un’esperta della poesia dialettale romagnola, quale era Grazia Bravetti Magnoni (cittadina onoraria di San Clemente), poteva realizzare un testo su Pietro Rossi che ne riordinasse il materiale sottoponendolo ad una revisione critica.
Dopo aver dedicato a Villa innumerevoli e fondamentali studi, la Bravetti nell’arco della sua lunga “carriera” di studiosa della letteratura popolare, è riuscita nell’intento di collocare il Rossi nell’alveo dei letterati del tardo romanticismo, che mai però trascendono sui temi e nei registri della scapigliatura.
Le due figure verranno messe a confronto domenica 4 dicembre alle ore 17,30 al Teatro Giustiniano Villa di San Clemente (ingresso libero), nel corso dell’incontro intitolato: “Pietro Rossi e Giustiniano Villa, la forza della poesia popolare tra San Marino e la Valconca”.
All’incontro moderato dal giornalista Marco Valeriani, dopo i saluti della sindaca di San Clemente Mirna Cecchini e di Stefania Tordi (Assessora alla Cultura del Comune di San Clemente), interverranno l’editore Giuseppe Maria Morganti (Aiep Editore), il prof. Piero Meldini (Scrittore, storico e ricercatore), la prof.ssa Valentina Rossi (Insegnante di Lettere, storica e ricercatrice), Francesca e Filippo Magnoni (figli della professoressa Grazia Bravetti Magnoni), e Claudio Casadei (Coordinatore e curatore del Premio di Poesia e Zirudela Romagnola “Giustiniano Villa” di San Clemente).
Al termine della presentazione si potrà assistere a un omaggio musicale a cura di Francesca Magnoni. L’incontro si concluderà con la degustazione di vini e prodotti locali.