Provate a immaginare un uomo che nei primi decenni del 1200 si mette in cammino per un pellegrinaggio. Pensate ad un giovane di Saludecio che da questo piccolo e sperduto lembo di terra, si incammina verso Santiago de Compostela. Impossibile verrebbe da dire. Invece lui, Amato Ronconi, classe 1226, lo ha fatto per ben 4 volte, ed è morto nel corso del suo quinto pellegrinaggio verso la strada che attraversa la Francia e la Spagna. Amato Ronconi parte da qui, da Saludecio, per conoscere il mondo e farlo suo. Un personaggio eclettico ed interessante che a Saludecio amano non soltanto in quanto figura religiosa ma anche in quanto personaggio ricco culturalmente e socialmente. Cosa ne è oggi di quell’affezionato Ronconi, proclamato Amato e in attesa di beatificazione, e del suo rapporto con la terra natia?
Oggi quel rapporto è più forte che mai, si scrivono libri, si innalzano statue in bronzo, si celebrano messe e si riflette nel suo nome ne Il pellegrino delle stelle. Una due giorni di studio (caduta il 12 e il 13 maggio scorso) che quest’anno è stata dedicata al “cammino”. Il Beato Amato Ronconi visse profondamente l’esperienza del pellegrinaggio, un’esperienza che attualmente è stata rivalutata, rinata tra i fedeli e non di tutta Europa. Il cammino di Santiago de Compostela che, anno dopo anno, accoglie intorno al suo percorso migliaia di persone non è che la punta dell’iceberg di un sistema europeo che coinvolge anche Saludecio. “Il Beato Amato è oggi il patrono ideale di tutti coloro che in Italia si riuniscono in Confraternite e Sodalizi per exire de saeculo almeno per un periodo della propria vita e “mettersi in cammino” verso il senso profondo della propria vita, lungo le orme degli Apostoli”, scrive Adolfo Morganti – Presidente dell’associazione Culturale Identità Europea – nell’introduzione al volume Un Santo Pellegrino per il XXI secolo, edito da “Il cerchio – iniziative editoriali”.
Dicono di lui
Il volume appena citato ripercorre alcune tappe della vita del personaggio e cerca di mostrare in quale contesto egli si è mosso. Si legge nel libro: «In conformità ad uno degli aspetti maggiormente caratterizzanti la spiritualità e la religiosità dell’epoca, il Beato Amato si recava spesso in pellegrinaggio. I santuari più venerati nei pressi del castello di Saludecio erano lo speco del santo diacono Marino sul monte Titano e il santuario di San Gaudenzio fuori della città di Rimini. Va poi considerato che, in seguito ai numerosi eventi prodigiosi attribuiti alla sua intercessione, Amato diventò oggetto di ammirazione e di stima da parte del popolo. Per sottrarsi a tanto clamore e raccogliersi in orazione, amava quindi recarsi in luoghi solitari. La tradizione ci informa che il Beato Amato si recò per la prima volta al santuario di Santiago de Compostela presumibilmente verso i trent’anni, organizzando ogni cosa in maniera accurata, per non lasciare la sorella in difficoltà con i lavori agricoli. (…) Il tragitto del Servo di Dio era presumibilmente il seguente: alle prime luci dell’alba egli partiva dal monastero di San Gregorio in Conca, nei pressi di Morciano e qui, dopo aver partecipato al sacrificio eucaristico, recitava la preghiera del pellegrino e riceveva la benedizione dell’abate. Salutati i monaci, iniziava il lungo viaggio che sarebbe durato circa un anno. Durante il tragitto venerava le reliquie dei santi da lui incontrati nel cammino. (…) Il Beato giunse per la prima volta a Santiago probabilmente verso il 1255-1260. (…) Proprio nella città di Compostela secondo la tradizione sarebbe avvenuto addirittura un miracolo operato grazie all’intercessione del Beato: l’aver riportato in vita un ragazzo defunto. Tale fatto sembra però appartenere maggiormente all’esaltazione popolare che alla realtà storica, tanto che il biografo Serico non ne fa menzione ed esso viene citato solo dal biografo successivo Domenico Antonio Fronzoni. (…)».
Tanti i documenti raccolti nel volume che ricostruiscono le vicende fondamentali di questo uomo “in cammino” per tutta una vita, morto per strada mentre viveva la sua vita da “pellegrino delle stelle” .
Angela De Rubeis