Due anni di angoscia. Di lacrime. Di disperazione. Due anni a cercare di trovare i suoi gemellini rapiti da un padre che li aveva portati chissà dove. Due anni in cui Yudelka Valenzuela Rivera, giovane domenicana residente a San Marino, non sapeva più dove sbattere la testa. Poi la decisione di denunciare l’accaduto, l’interessamento dell’agenzia investigativa Cio, la Procura della Repubblica di Rimini che si prende cura del caso. Partono pedinamenti, ricerche che prima portano a trovare il maschietto e poi la femminuccia, quindi il pianto liberatorio di Yudelka. Una storia allucinante, di lacrime e preghiere. Una storia iniziata nell’agosto 2006, quando Yudelka torna a casa e non trova più i suoi gemellini di due anni. Capisce subito che il compagno li ha portati via. Probabilmente in Polonia, sua patria natale. All’inizio la donna attende una telefonata che però non arriva. Mai. Così decide di salire in macchina e andare lei in prima persona alla ricerca dei figlioletti. Sono giorni di 24 ore intensi, dove si dorme nulla e si cammina molto. Giorni di angoscia finché nell’aprile del 2007 una traccia la porta al ritrovamento del maschietto. Piange la giovane domenicana. Di gioia ma anche di disperazione. Perché di Ambra, la gemellina, non c’è traccia. Lei non si arrende, non vuole rassegnarsi. Coinvolge nelle sue ricerche più persone possibili. Fa appelli, contro appelli ma niente. Ambra sembra essere stata inghiottita dalla terra. E proprio quando dalla disperazione Yudelka sta passando alla rassegnazione, ecco il miracolo: dall’agenzia Cio l’avvertono che la bimba è nascosta a Pisa in una casa dove vive con la nonna e il padre, che nel frattempo ha trovato lavoro in una pizzeria. I carabinieri toscani e i colleghi riminesi organizzano un vero e proprio blitz e di prima mattina entrano in casa. Alla vista dei militari la nonna capisce che è finita, prima ferisce un carabiniere poi tenta addirittura di gettarsi dalla finestra. Alla fine l’unica cosa che conta è che Ambra sia stata recuperata e riconsegnata a sua madre.
“Sono felicissima – racconta piangendo Yudelka – ma adesso ho paura che il padre possa fare del male a me o ai miei figli e vi chiedo un aiuto”.
Un aiuto che si merita dopo l’odissea che ha attraversato.
Francesco Barone