Italiana, neolaureata, di età inferiore ai 34 anni. Se avete anche uno solo di questi requisiti, la vostra possibilità di trovare un lavoro stabile nel Riminese, si riduce fortemente. Certo, come si suol dire, non bisogna fare di tutta un’erba un fascio, ma a guardare i dati del secondo Rapporto sull’occupazione dipendente curato dalla Provincia di Rimini, le informazioni relative alle assunzioni e al numero degli assunti nell’ultimo anno, fanno emergere un quadro dove i primi potenziali lavoratori ad essere “scartati” sono gli italiani piuttosto che gli stranieri, le donne piuttosto che gli uomini e, soprattutto, i giovani tra i 15 e i 34 anni.
I dati
Dall’indagine presentata dall’Ente di Corso d’Augusto emerge comunque una ripresa con numeri contrassegnati, per la prima volta dallo scoppio della crisi, dal segno più: nel 2010 sono state 66.803 le persone assunte contro le 63.145 del 2009 (+5,8%), 104.507 i contratti firmati contro 98.863 (+5,7%). Entrambe le voci, fa notare Nicola De Luigi dell’Ufficio Studi della Provincia, si riallineano ai livelli pre-crisi, ma come osserva l’assessore provinciale Meris Soldati, il dato non deve trarre in inganno: “Siamo ancora in mezzo al guado: dietro questi numeri si celano tantissime persone, e famiglie, che oggi, pur mantenendo il posto grazie agli ammortizzatori sociali, vedono diminuire notevolmente reddito e capacità di spesa”.
Il numero dei riminesi che si sono dichiarati immediatamente disponibili al lavoro (12.989 persone) resta poi superiore alle 9.451 del 2008. Per chi viene assunto poi, le opportunità di ottenere un contratto a tempo indeterminato sono sempre meno: dal 13% degli avviamenti del 2009 al 12% del 2010 e se si considera il trend degli ultimi dieci anni, il calo è stato di otto punti percentuali. Al contrario, balza ancora in avanti il contratto intermittente o “a chiamata” che interessa un’assunzione su quattro (16mila lavoratori, per lo più donne e soprattutto nel settore turistico). A proposito di turismo: pur essendo stato un’ancora di salvezza in questi anni (quasi la metà degli avviamenti del 2010 si sono verificati in alberghi e ristoranti), non riesce a garantire contratti stabili (su 10 assunzioni solo 1,2 sono ancora attive a fine anno e solo 4 sono a tempo indeterminato) a differenza dell’industria che ha assorbito appena il 5% degli avviamenti e dove è a tempo indeterminato un contratto su due.
I profili
L’incremento delle assunzioni è stato più forte per gli uomini che per le donne (rispettivamente, +8,6 e +3,5%) e più per gli stranieri (+9,3%) che per gli italiani (+4,4). Questi ultimi, nonostante con la crisi del lavoro siano tornati a svolgere lavori, anche stagionali, prima snobbati, perdono addirittura posizione negli ultimi due anni: il calo di assunzioni che li riguarda dal 2008 è del 2,5% contro l’aumento a doppia cifra degli stranieri (+10,6%). E soffrono in particolare, dicevamo, i giovani sotto i 24 anni: -7% dal 2008 ad oggi. In dieci anni la loro incidenza sul totale degli avviamenti è diminuita sensibilmente, passando dal 33% al 22%.
Alessandra Leardini