Antonio può finalmente guardarsi allo specchio. Per anni succube della droga, ha rischiato di buttare al vento la sua vita e quella di chi gli stava intorno, pur di procurarsi veleno per le sue vene. A 13 anni si è avvicinato ad alcol e spinelli, prima dei 15 anni era già passato all’eroina lungo una strada poi lastricata di cocaina, psicofarmaci e borseggi. “Vivevo con mamma e sorella, spesso restavo fuori casa per scelta – racconta – , non volevo farmi vedere in quello stato”. Solo lavori saltuari, tutto il resto del tempo era dedicato alla roba. Tre percorsi in comunità non terminati, tre appena iniziati: un fallimento dietro l’altro, nessuna mi dava più fiducia”. Una dottoressa del Sert vede nei suoi occhi il desiderio di una vita migliore e lo indirizza alla associazione Papa Giovanni XXIII. “Mi sono sentito accolto e in famiglia, la proposta vera, i valori e la fede che ho respirato mi han fatto rialzare testa e cuore”. Antonio ora guarda il baratro dall’altra parte della barricata. E si dividerà “tra il servizio in un centro disabili e un progetto in Romania, in un centro degradato di Bucarest”.
Andrea è uno dei 95 ragazzi che fanno festa fuori dalla dipendenza, lontano dal baratro. Usciti dal tunnel, affrontano la vita a viso aperto e con una rinnovata gioia nel cuore. Sono recuperati dalla tossicodipendenza ma anche da alcol e gioco d’azzardo, una piaga che colpisce ormai con drammatica periodicità uomini maturi e mette a dura prova non solo i conti in banca ma anche e soprattutto le relazioni tra persone e intere famiglie.
Secondo la tradizione iniziata venti anni fa dal fondatore della Papa Giovanni don Oreste Benzi, la “Festa del Riconoscimento” si celebra il 26 dicembre a Rimini nella parrocchia della “Grotta Rossa”, con una messa nella quale la comunità gioisce alla mensa di Cristo per i ragazzi e le ragazze giunte al termine del percorso di recupero dalla dipendenza.
Tra i 95 festeggiati (tra cui 30 giovani provenienti da altrettante strutture di recupero in Albania, Argentina, Brasile, Bolivia, Cile e Croazia, mentre i 65 italiani provengono in particolare da Emilia Romagna, Lombardia, Veneto e Abruzzo) c’è pure Luigi. Riminese, padre di famiglia, si è lasciato alle spalle un passato di giovanissimo lastricato di bugie, droga, depressione e autodistruzione.
La messa di ringraziamento per i 95 recuperati e le loro famiglie è stata celebrata dal Vescovo di Ischia mons. Pietro Lagnese: “Le tre parole chiave che la Chiesa vi consegna – ha detto ai ragazzi – mentre uscite dalla dipendenza da droghe, alcol, egioco d’azzardo, sono: perdonare, affidarsi e perseverare”.
Sconfiggere la droga dunque si può? “L’85% dei rinati, al termine del programma terapeutico, ha più di 30 anni e una lunga storia di dipendenza da sostanze e vissuti tragici. – scatta un’identikit il responsabile del settore Giovanni Salina – La maggior parte è entrata in comunità soprattutto per la dipendenza da eroina e cocaina, ma è in netto aumento l’utilizzo di droghe sintetiche, l’abuso di alcol e una dipendenza attuale e fin troppo sottovalutata, quella da gioco d’azzardo”.
Il cammino di recupero nella Papa Giovanni XXIII mira a valorizzare pienamente la persona che è da subito inserita in un contesto familiare. Il percorso, 3 anni, si sviluppa in tre fasi: l’accoglienza, la comunità, il rientro. Al termine dell’ultima fase, quella del “rientro” alla vita sociale, la persona riceve il “riconoscimento”: è il punto di partenza di una nuova vita, per i ragazzi, le loro famiglie, la Comunità che li ha accolti e tutta la società.
Paolo Guiducci