Una delle vie più note di Piacenza è il viale alberato del Pubblico Passeggio. Un nome un po’ aulico che evoca immagini di giovanotti col vestito della festa che portano sottobraccio fanciulle dai graziosi cappellini. Suggestioni che però subito svaniscono al solo leggere i dati della centralina Arpa posta sul viale: nel 2011 ha registrato ben 77 sforamenti dei livelli del Pm10 (50 microgrammi per metro cubo) e una media giornaliera di 40. Solo tre delle centraline in Regione hanno avuto una media peggiore. Il primato è di Fiorano Modenese con 43.
Quando si parla di smog l’amenità del nome non conta più di tanto. Come a Rimini, dove i dati della centralina del parco Marecchia non si discostano molto da quelli di via Flaminia. Le micropolveri non sono immobili, per cui succede che il Pm10 in un’area verde sia simile a quello di una strada trafficata. Il problema è dissolverle quando ristagnano: senza una bella botta di vento possono rimanere lì per giorni, ad altezza d’uomo. I giorni più a rischio sono infatti quelli di scarsa ventilazione, preferibilmente con nebbia e foschia ma non necessariamente. “Con il bel tempo peggiora la qualità dell’aria”, recitava la news Arpa dell’11 gennaio, in pieno periodo di alta pressione.
Ed essere città di costa conta? Relativamente. Le correnti del mare, magari, regalano molte giornate di aria buona (nel 2010 a Rimini sono state l’87% del totale, il dato migliore) ma non hanno impedito a Rimini di far registrare in più occasioni il Pm10 più alto in Regione, come l’inquietante 105 dello scorso 24 gennaio. Né di conseguire dati peggiori di città che il mare lo vedono col binocolo. Nel 2011 in Regione quasi tutti i capoluoghi hanno superato il limite di 35 giorni: in testa Parma, al 19° posto in Italia con 93 sforamenti, Modena (90), Reggio Emilia (86), Piacenza (81), Quindi Rimini, al 28° posto in Italia con 74 sforamenti, 16 in più del 2010. Poi Ferrara (72), Bologna (69). Chiudono le altre romagnole: Ravenna (68) Forlì, (48) e Cesena (26), l’unica nei limiti. Anche nella media annuale del Pm10, Rimini è a metà classifica con valori tra i 35 e i 37 microgrammi nelle tre centraline. Ma con un peggioramento di 3 microgrammi sul 2010.
I numeri dello smog sono complessi e articolati. E, come i risultati elettorali, possono dire tutto e il suo contrario a seconda di chi e come li legge. Se la Regione ricorda che negli ultimi due lustri il Pm10 è calato del 25%, Legambiente sottolinea che tra il 2009 al 2011 a Rimini c’è stata un’impennata di sforamenti. Chi ha ragione? In realtà entrambi, perché il trend positivo, culminato nel biennio 2009-10, si è di nuovo invertito.
Il paradosso è che lo smog, alla luce delle normative europee, si misura in termini assoluti, ovvero gli sforamenti in un anno. Ma in realtà le variabili sono diverse: a partire appunto dal meteo, perché la quantità di garbino non è uguale negli anni. L’Arpa ha raffinato l’analisi, e riassume così il report regionale di gennaio: “Nell’ultimo decennio si è verificata una diminuzione percentuale dei superamenti dei limiti giornalieri delle polveri rispetto al numero, in leggero aumento, dei giorni climaticamente favorevoli al loro accumulo”. Tradotto: aumentano i giorni a rischio, ma non altrettanto la percentuale di sforamenti.
Maurizio Ceccarini