La misura alternativa al carcere? Non solo è possibile ma soprattutto auspicabile per favorire il recupero della persona e la restituzione del male commesso. E la costruzione di un futuro per quei detenuti che, dopo aver scontato la pena, potranno essere reinseriti nella società.
Rimini non sta alla sbarra per quanto riguarda la necessità di umanizzazione della pena.
Tredici sono le convenzioni per l’istituto di ‘messa alla prova’ con il Tribunale di Rimini (alla data del 14 luglio), 9 delle quali risultano con cooperative sociali del territorio. Enti, associazioni ed imprese sociali che, a partire dal novembre 2015, hanno messo disposizione tutte le mansioni che si svolgono nell’ambito delle proprie attività lavorative, per offrire un’ulteriore possibilità di detenzione alternativa.
Si tratta di numeri significativi, che raccontano un’attività e un impegno sociale non banale, espresso da tante realtà sociali del territorio riminese. Eleonora Renzi, responsabile ufficio del personale, racconta l’esperienza della coop. sociale riminese La Formica.
Come avviene il contatto con la cooperativa per i lavori di pubblica utilità?
“Generalmente la persona si presenta direttamente in ufficio da noi, con una mail, inviata personalmente oppure dal suo legale. Ci vengono consegnati tutti i documenti necessari, la carta d’identità, il codice fiscale, la vaccinazione antitetanica e di solito il verbale di accertamento delle forze dell’ordine per la violazione commessa, che per il 90% dei casi riguarda la guida in stato di ebbrezza. All’interessato viene fornito un chiarimento dettagliato sui diversi aspetti che riguardano il lavoro, l’orario e la tipologia del servizio da svolgere, sempre in affiancamento ad un collega più esperto. Inizia poi la preparazione dei documenti tra cui la dichiarazione/disponibilità ad accogliere l’interessato per i lavori di pubblica utilità. Questo documento è firmato dal responsabile degli inserimenti lavorativi che coordina il percorso riabilitativo”.
Quali sono i successivi passaggi della procedura? Chi sono i referenti degli uffici giudiziari interessati?
“Il documento/dichiarazione di disponibilità, che ha una validità semestrale, viene inviato al legale che procede con l’iter giudiziario previsto. Quando il giudice arriva alla sentenza, l’interessato torna nei nostri uffici per definire il piano di lavoro, sulla base delle sue esigenze e del monte ore che il giudice gli ha stabilito. Ciò viene formalizzato in un programma di lavoro che comprende date e turni ben definiti, da rispettare in maniera molto rigorosa, salvo piccole eccezioni giustificabili (ad esempio la malattia). Viene stilato un foglio firme, inoltrato in Questura presso l’ufficio anticrimine della sezione affari generali. Il funzionario di riferimento rilascia un verbale e da lì, fatte le dovute comunicazioni di legge il giorno prima dell’inizio lavori, si può procedere con l’esecuzione del programma”.
Come si conclude questa riabilitazione?
“Con il completamento del servizio e delle ore previste, ciò si desume dal foglio firme, rigorosamente compilato in entrata ed in uscita. A quel punto si prepara il documento di conclusione del progetto. Il tutto è consegnato in Questura brevi mano dall’interessato e per posta certificata al suo avvocato. Il funzionario della Questura emette un verbale conclusivo”.
Quali differenze esistono, nelle procedure, con l’istituto della ‘messa alla prova’?
“Qui non abbiamo a che fare con la Questura ma con l’U.E.P.E., l’Ufficio Esecuzione Penale Esterna. L’iter degli allegati e della redazione dei documenti è pressoché lo stesso, ma cambia il nostro interlocutore per la presentazione del piano di lavoro, e la redazione del foglio firme e del verbale conclusivo. Questa misura alternativa alla detenzione è generalmente prevista per i recidivi. Mi sono capitati anche reati come la frode o il falso in atto pubblico.
Un’altra differenza fondamentale è che viene stabilito un monte ore da espletare in un arco temporale definito, e il calendario è aperto. L’importante è svolgere tante ore quante sono state determinate dall’autorità giudiziaria.
Si produce un foglio firme in bianco (senza date vincolati) e in un arco di tempo definito si completa di volta in volta con le date in cui si è svolta la prestazione”.
Si tratta, insomma, di vere soluzioni educative che diventano anche importanti occasioni di crescita personale.
“L’alternativa alla detenzione è già stata abbracciata da tante persone, utilizzando l’ampio bacino di accoglienza delle cooperative sociali convenzionate col Tribunale di Rimini.
Una prestazione non retribuita in favore della collettività, che coinvolge diverse persone, tra cui tanti giovani che colgono non solo la convenienza per una riduzione della sanzione economica legata al reato commesso, ma una possibilità riabilitativa nel pieno rispetto della propria professionalità e della propria attitudine lavorativa”.
Emiliano Violante