Il valore aggiunto per abitante non arriva a 29.000 euro contro i 42.000 di Bologna o 40.000 di Parma. Se allarghiamo lo spettro non c’è proprio concorrenza: Bonn ha una ricchezza di 69.000 euro pro capite. Pensare che aRiiieaBadi rispetto la media Europea: 24.000 euro contro i 22.000. È un segnale d’allarme?
L’autocelebrazione è una tentazione ricorrente tra i governanti perché consente di esaltare le proprie conquiste senza misurarsi con quelle degli altri. Capita spesso, in tanti campi. Così si evita che il pubblico si faccia troppo domande, a partire dalla più elementare: perché gli altri fanno meglio? Il confronto con realtà territoriali paragonabili, nazionali ed europee, è perciò salutare perché aiuta a porsi delle domande e possibilmente trovare delle risposte. L’economia è una materia vasta, nel senso che tante cose intervengono al suo esito (infrastrutture, formazione, investimenti…), ma c’è un punto dove tutto converge e riguarda la creazione di ricchezza di cui un sistema territoriale è capace. Cioè, in quello che si chiama valore aggiunto . Valore che consentirà, almeno in termini di possibilità, di remunerare, bene o male, il capitale come il lavoro. E con le tasse, sempre parte del va- lore creato, nanziare gli interven ti pubblici, a cominciare dai servizi base come sono la salute, la scuola, gli apparati di sicurezza, ecc… Insomma, la dimensione della torta (il valore aggiunto) a disposizione ha un peso importante su tanti aspetti del benessere e della qualità di vita di un territorio. Vale, quindi, la pena dedicarci qualche attenzione. Partiamo dall’Emilia-Romagna. È risaputo che la provincia di Rimini non è, e non è mai stata, ai vertici della classica regionale per pro duzione di ricchezza: nel 2022 (ultimo dato disponibile) il valore aggiunto per abitante di Rimini non arrivava a 29.000 euro , a fronte di 40.000 di Parma, 39.000 di Modena, 37.000 di Reggio Emilia e quasi 42.000 di Bologna. Valore, quello di Rimini, che è inferiore persino alla media nazionale (30.000 euro), per non parlare dei 55.000 euro di Milano, la provincia più produttiva di ricchezza d’Italia. Le prime stime del valore aggiunto pro capite 2023 non smentiscano questo an- damento. E già il fatto che questa distanza, tra Rimini e il resto della regione, duri da qualche decennio dovrebbe far drizzare più di un’an -tenna. Ma se il confronto regionale e nazionale è importante, lo diventa ancora di più se ci spostiamo sul fronte europeo, dove quelle che noi chiamiamo province ( arrondissement in Francia e NUTS3 per la classicafizione Eurostat, l’ente statistico europeo) sono la bellezza di 1.166. Per superare l’eetto Covid prendiamo come riferimento base l’anno 2019. Nella lunga lista delle province d’Europa spicca, per produzione di valore, Monaco di Baviera, con 105.000 euro per abitante. Poi a seguire Francoforte con 88.000, Amsterdam con 82.000, Stoccarda con 79.000 e a scendere tutte le altre. Si dirà che queste sono grandi province, dove l’economia ha un’altra marcia. Per consentire, allora, un confronto più omogeneo, che vuol dire tra province grosso modo dello stesso numero di abitanti, tra 300 e 500.000, ricordiamo che la provincia di Rimini conta 340.000 residenti, ne abbiamo selezionato cinque: Bonn, Klagenfurt, Graz, Burgos e Salamanca. La prima ha un valore aggiunto pro capite di 69.000 euro, l’ultima di 20.000. Tutte le altre stanno in mezzo.
Questo signica che anche tra province europee di media grandezza Rimini rimane, per produzione di ricchezza, nella parte bassa della classica. Appena in linea con la media europea, ma ben distante dalle province più virtuose. Poi c’è un secondo aspetto che dovrebbe costituire un piccolo segnale di allarme: perché se nel 2019 la provincia di Rimini è allineata, per valore aggiunto pro capite, con la media europea, nel 2010 era sopra di 2.000 euro (Rimi- ni 24.000, media UE 22.000 euro). Questo vuol dire che nell’ultimo decennio gli altri hanno corso di più. E non è un bel segnale. Il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), nanziato dall’Europa, che all’Italia attribuisce, secondo l’ultimo aggiornamento, 194.4 mi liardi di euro, ha tra i suoi obiettivi anche quello di ridurre le dieren ze territoriali. Nessuno pensa che questo possa avvenire in un paio di anni (il PNRR scade nel 2026), ma un segnale in quella direzione, anche sul piano regionale, sarebbe auspicabile.