Chi ci capisce qualcosa, è bravo. Prima l’annuncio, a sorpresa, che il Rimini rischia la non iscrizione perché “i costi di gestione sono troppo alti e la mia famiglia mi ha fatto capire che le priorità nella vita sono altre”, poi alcune chiacchierate con persone (serie) pronte a dare una mano e, infine, la porta che sbatte e chiude a ogni operazione. Per Giorgio Grassi, questi, non sono giorni facili. I tifosi, soprattutto quelli più caldi, lo hanno messo in croce per gli ultimi avvenimenti, tanto da sperare che se ne vada. In realtà, capire che cosa sta passando nella testa del presidente del Rimini, non è facile. Dopo aver detto no a un possibile ingresso dell’imprenditore riminese, Rota, è arrivato un due di picche anche al gruppo dell’imprenditore modenese Gianpiero Samorì. Sono stati tre, a quanto è dato sapere, gli incontri con i possibili nuovi soci. All’inizio era stata avanzata a Grassi una proposta per acquistare il 60% delle quote. Con il passare delle ore, però, il gruppo si è detto addirittura disposto a prendere, tramite un fondo internazionale facente capo ad americani, russi e cinesi, il pacchetto completo. Gli interessi non sarebbero solo sul piano sportivo, ma anche legati a cultura e turismo. Una fuga di notizie che non è piaciuta a Grassi che con un comunicato ha fatto sapere che “la società Rimini calcio non è in vendita”. Un’affermazione che ha lasciato tutti senza parole visti i toni utilizzati nell’ultima conferenza stampa, quella di presentazione del DS Cangini. A proposito, tra il Direttore Sportivo e il tecnico Mario Petrone ci sono stati i primi contatti, con Petrone che è stato categorico su certe scelte. La sensazione è che tra il tecnico della salvezza e la società biancorossa sia vicino il divorzio. A meno che, Petrone, non riceva delle garanzie sul piano sportivo.