Nel 301 d.C, un tagliapietre dalmata si rifugia sul monte Titano, nel cuore del territorio riminese, per sfuggire alle persecuzioni cristiane dell’imperatore romano Diocleziano. Lì vi fonda una piccola comunità, che in suo onore prende il nome di San Marino. Secondo la leggenda, appena prima della morte, il tagliapietre affermò: “Vi lascio liberi da ambedue gli uomini”, riferendosi al Papa e all’Imperatore, le due massime autorità del mondo allora conosciuto, dando così vita alla più antica Repubblica sopravvissuta fino ad oggi. Proprio a causa di questa sua affascinante storia e della sua vicinanza geografica, per tutti gli abitanti del riminese è assai normale conoscere San Marino. Tutto molto bello. Però, occorre arrivarci a San Marino. E, al giorno d’oggi, raggiungere il Titano può essere una faccenda più complessa di ciò che la vicinanza geografica possa far pensare.
Come arrivare?
Come detto, raggiungere San Marino da Rimini è semplice. Almeno in teoria. La strada da percorrere, che si innesta direttamente dalla statale 16 (l’Adriatica), è la strada statale 72, anche detta via Consolare Rimini – San Marino. Inaugurata nel 1965, costituisce un tracciato di oltre 10 chilometri (10,6), prevalentemente pianeggiante. Composta da due carreggiate da due corsie ciascuna, rappresenta l’arteria di collegamento principale tra la città riminese e il Titano, mettendo in comunicazione la periferia con il confine di Stato di Dogana.
Da Rimini, quindi, è possibile arrivare al confine del Titano percorrendo un’unica grande strada, ben segnalata e per un percorso totale di appena 10 chilometri. L’esperienza, però, racconta una storia diversa. Il traffico, i tanti semafori e gli insoliti e a volte incomprensibili limiti di velocità possono rendere questo breve viaggio una piccola croce.
Analizziamo questi elementi, cercando di capirne le cause e provando a risolvere qualche, legittimo, dubbio.
Strani… limiti
Si è accennato a insoliti limiti di velocità. Perché? In Italia i limiti minimi e massimi di velocità sono previsti e disciplinati dal disegno legislativo 285 del 30 aprile 1992, il Codice della strada. Nello specifico, l’articolo 142: “La velocità massima non può superare i 130 km/h per le autostrade, i 110 km/h per le strade extraurbane principali, i 90 km/h per le strade extraurbane secondarie e per le strade extraurbane locali, ed i 50 km/h per le strade nei centri abitati”. Una delle contestazioni più frequenti, ed anche più istintive, che può nascere in coloro che guidano sulla Consolare riguarda il limite massimo di 70 km/h previsto sulla stessa. Una strada molto larga, spaziosa e, di fatto, fisicamente lontana dai centri abitati, che in tutto fa pensare ad una strada extraurbana. Allora perché non c’è il limite massimo di 90 km/h, come previsto dalla legge?
Parla… la legge
Certamente c’è qualcosa che non torna. Cerchiamo, quindi, di indagare la possibile causa di queste insolite caratteristiche. La prima fonte che può dare risposte è, ovviamente, la legge. Nello specifico l’articolo 2 del Codice della strada, dedicato alla classificazione delle tipologie di strade italiane, che definisce le extraurbane secondarie come: “Strade ad unica carreggiata con almeno una corsia per senso di marcia e banchine”. Attenendosi a questo specifico dettato legislativo la strada per San Marino, presentando due carreggiate, non andrebbe considerata come strada extraurbana. Ma è una spiegazione poco convincente: da una parte perchè la legge definisce gli elementi minimi per classificare una strada (di certo non tutte le strade extraurbane d’Italia hanno una sola carreggiata), dall’altra com’è possibile che la Consolare possa classificarsi come strada urbana, se lontana dai centri abitati? Proseguendo nella stessa direzione, a rispondere può essere lo stesso articolo 2 del Codice della strada, secondo cui le strade urbane si dividono in due ulteriori categorie: “di quartiere” e “di scorrimento”. E, proprio queste ultime, sono definite come “strade a carreggiate indipendenti o separate da spartitraffico, ciascuna con almeno due corsie di marcia, ed una eventuale corsia riservata ai mezzi pubblici, banchina pavimentata a destra e marciapiedi, con le eventuali intersezioni a raso semaforizzate”. La legge parla chiaro: ad eccezione dei marciapiedi, per queste caratteristiche la Consolare Rimini – San Marino può essere considerata strada urbana (di scorrimento).
A riprova di ciò, l’articolo 142 afferma, nel comma 1, che per le strade urbane c’è la “possibilità di elevare tale limite (50 km/h, ndr) fino ad un massimo di 70 km/h per le strade urbane le cui caratteristiche costruttive e funzionali lo consentano, previa installazione degli appositi segnali”.
Tutto torna: le caratteristiche strutturali della Consolare sono le stesse che il Codice della strada prevede per le strade urbane. E, di conseguenza, i limiti di velocità previsti sono coerenti con il dettato legislativo. Giusto? Sbagliato.
Gli addetti ai lavori
La spiegazione della legge scricchiola fin troppo. Occorre cercare risposte da altre fonti, considerando la posizione degli enti che hanno voce in capitolo, degli addetti ai lavori. Sul sito del Comune di Rimini, nella sezione Mobilità, è possibile trovare un documento del 4 settembre 2015 (e non ce ne sono di più recenti), contenente l’“Elenco strade con classificazione funzionale”. In questo documento, in modo inequivocabile, è riportato come la via Consolare Rimini – San Marino sia una strada extraurbana secondaria. Nero su bianco. Punto e a capo: perché, allora, il limite dei 70 km/h e non dei 90?
In soccorso, e a cercare di chiarire l’argomento, arriva Anas, la società che gestisce la Consolare, in quanto strada statale. “Il limite massimo di velocità a 70 km/h – fanno sapere da Anas – è necessario per garantire più ampi margini di sicurezza della circolazione, ed è stato stabilito sulla base delle caratteristiche specifiche dell’infrastruttura, tra le quali la presenza di incroci a raso, di accessi privati e di tratti con caratteristiche urbane”. Sembrerebbe una pura e semplice questione di sicurezza.
Strade (in)sicure
E non a torto. Proprio sullo scorso numero de <+cors>ilPonte<+testo_band> è stata messa in luce la pericolosità della strada che collega Rimini al Titano, attraverso i dati pubblicati nel Rapporto sull’incidentalità stradale di San Marino. Secondo l’analisi, nel 2016 la Consolare è stata protagonista addirittura del 29% degli incidenti totali avvenuti sulle strade dell’Antica Repubblica. Con diversi punti critici: rettilinei (28,4%), curve (27,3%) e incroci (27,1%). Una situazione che rende comprensibile un limite massimo più basso rispetto alla previsione di legge.
(Non) fila dritto
C’è un altro argomento che, nel tempo, ha creato dubbi in numerosi automobilisti: perché, nella città del “Fila Dritto”, una strada così frequentata e scorrevole è piena zeppa di semafori e totalmente priva di rotatorie? Domanda legittima, soprattutto se si considera che negli ultimi anni, a livello pubblico, rappresentanti istituzionali sia di Rimini che di San Marino hanno discusso, attraverso tavoli e riunioni, di migliorare la viabilità sostituendo i semafori con le rotatorie. A difendersi è sempre Anas: <+cors>“Negli ultimi due anni Anas ha realizzato importanti interventi di manutenzione straordinaria sulla strada statale 72 di San Marino. I lavori hanno riguardato, in particolare, la rimozione delle barriere metalliche esistenti e la costruzione di una barriera spartitraffico in cemento di tipo ’new jersey’, per un investimento di circa 3 milioni di euro, nonché il ripristino e rafforzamento della pavimentazione in vari tratti lungo l’intero tracciato, per un investimento di 1,6 milioni di euro. La realizzazione di rotatorie in sostituzione dei semafori fa parte di una ulteriore fase di ammodernamento dell’infrastruttura stradale, attualmente in fase di progettazione”.
Occorre chiudere con una riflessione. Le risposte ai dubbi affrontati sono logiche, questo è vero. Ma è altrettanto vero, e non si può negare, che siamo di fronte ad una strada che ha problemi. Molti. Problemi di viabilità, di sicurezza, e soprattutto problemi che non nascono oggi, nè ieri o l’altroieri. È davvero così logico che, nel 2017, si possano impiegare anche 45 minuti per percorrere 10 chilometri in macchina? Il tutto rischiando la pelle o una facile multa? Quanto ancora dobbiamo aspettare per avere soluzioni incisive a problemi decennali?
Di solito, una buona risposta non crea tante domande.
Simone Santini