“Non avrò pace finché non vedrò adeguatamente valorizzata la Chiesa di Sant’Agostino, che è la Basilica di Santa Croce per Rimini”. Parole che non possono non rimanere inascoltate, se a pronunciarle è uno del calibro di Antonio Paolucci, attuale direttore dei Musei Vaticani, di recente a Rimini, in occasione della presentazione del facsimile del Dante granedighiano conservato presso la Biblioteca Gambalunga.
Un paragone insolito, quello tra la Chiesa degli Agostiniani e il Tempio dell’Itale glorie, ma che non può non interrogare tutti i riminesi sull’importanza che il patrimonio artistico può rivestire per la città e il territorio, troppo spesso solo associato al divertimento, alla piadina e alla villeggiatura marina. Certo, sono aspetti che non vanno trascurati, e sui quali occorre continuare ad investire, e ad investire bene, ma non si può solo “campare” con questi. Del resto lo stesso Paolucci, classe 1934, storico dell’arte, già Ministro dei Beni Culturali e Soprintendente per il Polo Museale Fiorentino, qualche mese fa, affermava: “Finché Rimini non crederà veramente in se stessa, non investirà sulla cultura e sull’arte, non riuscirà mai a fare il salto di qualità”. E sulle pagine del ilPonte, il riminese, figlio di antiquari, dichiara che il patrimonio culturale e artistico di Ariminum può essere valorizzato se si ammira “lo splendore dell’interno della Chiesa di Sant’Agostino e la pala del Cagnacci nella Chiesa di San Giovanni Battista”.
Gli chiediamo di raccontarci perché la Chiesa di Sant’Agostino debba essere valorizzata e ci risponde: “Entrateci, ne parleremo un’altra volta”. E la Rimini romana, con la sua Domus del chirurgo, l’Arco d’Augusto, il Ponte di Tiberio e l’anfiteatro, dei quali, da un recente sondaggio, risulta che i turisti della Riviera romagnola non sappiamo niente? “Certo anche questo patrimonio storico-culturale e artistico è molto importante, così come il Tempio Malatestiano”, asserisce il riminese, che per studiare i particolari di una sola miniatura del codice gradonighiano, dedica un’ora e mezza del suo tempo. Sono frasi brevi, concise, quasi lapidarie, che non possono non rimanere senza seguito.
Cogliamo l’occasione anche per chiedergli che cosa ne pensi della pedonalizzazione del Ponte di Tiberio, che in questo modo secondo alcuni storici sembra perdere la sua identità, come luogo di passaggio per i carri, tra la via Emilia e la Flaminia, per diventare solo un movimento senza vita. Paolucci non è di questo avviso: “Che problema c’è? – si domanda l’esperto – Succederà come per l’Arco d’Augusto: un tempo vi transitavano i carri, ora è un luogo di passaggio pedonalizzato”.
“Nuove piazze”, il progetto, che oltre a migliorare la qualità urbana di Rimini, mira a valorizzare e riqualificare gli spazi intorno alle Chiese e ai monumenti storici che intarsiano la città è sicuramente un passo in avanti dell’amministrazione riminese nella valorizzazione del patrimonio storico-artistico e culturale della città. In questo progetto rientrano anche i lavori di riqualificazione di via Cairoli, proprio davanti alla “Santa Croce riminese”. E così, forse, entreremo nella “Santa Croce” della Riviera e ammireremo tutto lo splendore che c’è al suo interno: dagli affreschi della scuola riminese del Trecento agli stucchi e ai dipinti di due grandi maestri della teatralità baroccca, il Bibiena e il Bigari. Chissà, sarà lo stesso Paolucci a spiegarceli e ad illustrarceli. Magari in un’altra puntata riminese del direttore dei Musei Vaticani.
Sara Castellani