La Regione “vede” il traguardo: lo striscione della raccolta differenziata è a soli 2 punti percentuali. Un poco più attardata, la provincia di Rimini prova a rientrare in volata con un colpo di reni e il suo 69,7%.
Peccato che il compostaggio domestico tra Bellaria e Cattolica, vallate comprese, sia una “verde” realtà solo in comuni, i centri di raccolta (14) valgono solo la maglia nera regionale e tra i comuni con produzione di rifiuti urbani indifferenziati (con meno di 150 kg/abitante residente), il primo risulti San Giovanni in Marignano, risultato che gli vale appena il 65° posto. Meglio far la corsa sui rifiuti urbani non differenziati: 78.279 tonnellate valgono a Rimini il quarto posto, dopo Ferrara, Parma, e Piacenza.
Sono alcune delle istantanee scattate dal rapporto La gestione dei rifiuti in Emilia-Romagna – Report 2020, elaborato annualmente da Arpae e Regione, ovvero il documento che sintetizza i dati conoscitivi sulla gestione dei rifiuti urbani e speciali in regione.
Le cifre relative ai rifiuti urbani si riferiscono all’anno 2019 e per gli speciali al 2018. Dal report emerge una lieve diminuzione della produzione totale di rifiuti urbani, che si attesta a 2 milioni e 986 mila e 223 tonnellate (-0,9% pro capite rispetto al 2018). Rimini ha prodotto 78.279.269 tonnellate.
Nuovo record per la raccolta differenziata, che tocca quota 71% (+3% rispetto all’anno precedente) e supera ampiamente la soglia del 65%, obbligo normativo nazionale. Il dato riminese è leggermente più arretrato: 69,7%, con notevoli distinguo tra città e zone.
Sono oltre 2 milioni di tonnellate i rifiuti differenziati, pari a 473 kg per abitante, 16 in più a testa rispetto al 2018. Prosegue quindi il trend in costante crescita, con la raccolta separata di carta, vetro, alluminio e umido è più che raddoppiata a partire dal 28% del 2002.
L’Emilia-Romagna si avvicina quindi all’obiettivo del 73% di raccolta differenziata, fissato dal Piano regionale dei rifiuti (Prgr) per il 2020, traguardo giàtagliato da 145 Comuni, pari al 43,80% dei 331 enti totali, con il picco dell’83% nei comuni che danno attuazione al principio del “Paghi per quanto butti”, applicando la tariffazione puntuale.
Una sezione del Report è dedicata all’analisi dei costi sostenuti per il servizio di gestione dei rifiuti urbani, che ammontano a 812 milioni di euro nei Comuni analizzati – dove vive il 96% della popolazione residente – al lordo dei ricavi derivanti dalla vendita di materia, pari a circa 47 milioni di euro.
In provincia il servizio costa tanto. Il costo medio provinciale pro-capite è di 252 euro per abitante, con un triste scatto in avanti del +34%, il più alto in Emilia-Romagna. I 252 euro versati pro-capite in provincia impallidiscono – di rabbia – se confrontati con i 162 di Piacenza, ma anche di fronte ai 196 di Ravenna e i 214 di Forlì-Cesena, per restare in Romagna.
Non va meglio, purtroppo, analizzando il costo totale del servizio e costo medio unitario per tonnellata di rifiuto prodotto su base provinciale: con 331 (+18%) Rimini è al terzo posto tra le province più costose, dopo 374 di Ferrara e i 340 di Forlì-Cesena.
Consoliamoci con i rifiuti speciali: Rimini ne produce pochissimi rifiuti speciali, appena il 4% (361.278 tonnellate), Forlì 7, Ravenna 16.