Con un piede nella tradizione della Chiesa particolare, e con l’altro proteso alla nuova evangelizzazione. Forte di questo bagaglio, la Diocesi di Rimini si prepara a “correre verso la meta”, secondo una celebre definizione paolina molto in voga in questo anno dedicato al Santo di Tarso. E lo fa indicendo l’Assemblea Diocesana: un lungo itinerario in cui ascoltare nuovamente l’invito di Gesù a prendere il largo.
Prima tappa di questo percorso che accompagnerà la Chiesa diocesana, è la convocazione dell’Assemblea, in programma a Rimini, presso il Palazzetto dello Sport Flaminio. L’appuntamento è per domenica 12 ottobre. “Vogliamo vedere Gesù. Contemplare il suo volto per mostrarlo a tutti” è il titolo della prima tappa del percorso che culminerà in una grande festa diocesana di Pentecoste.
Vescovo Lambiasi, perché un’Assemblea?
“Ho presentato fin dall’inizio una Chiesa coro, e ritengo giunto il momento di ritrovarci insieme. Il lancio, la convocazione sarà una sorta di traditio che vorrebbe coinvolgere il maggior numero possibile dei membri della nostra Chiesa. Quindi un’assemblea di popolo”.
Come si è arrrivati ad adottare questo modello di convocazione?
“Siamo partiti dal sogno di Chiesa coro presentato già dal mio ingresso in Diocesi, circa un anno fa. L’appuntamento è poi stato pensato e progettato in maniera collegiale con i vari collaboratori.
Per definire l’Assemblea, infatti, sono stati necessari due passaggi in Consiglio Presbiterale e altrettanti con la Consulta delle Aggregazioni laicali e con l’Ufficio Pastorale. La corresponsabilità che anima questo appuntamento deve essere evidente già in partenza”
L’Assemblea riprende laddove aveva lasciato, cioè dalla Missione del Popolo al Popolo.
“Nasce in continuità con quanto già sperimentato in modo positivo dal mio caro predecessore, mons. Mariano De Nicolò (la Missione del Popolo al Popolo, e l’appello Chiesa riminese apriti alla missione , fatto risuonare nel 2003, ndr) e con tratti di novità, opportuni per intraprendere quella nuova evangelizzazione con la quale papa Giovanni Paolo II ha voluto siglare il nuovo millennio.
D’altra parte la Chiesa non opera con una logica aziendale, perché in essa vive e si manifesta lo Spirito Santo, il «grande regista» della comunità cristiana in grado di scompaginare e arricchire l’agire dell’uomo. «Mi torna spesso alla mente quanto ho letto negli scritti di un altro vescovo riminese, mons. Biancheri: «non tutto quello che abbiamo programmato, si è realizzato. Ma molto di quello che non avevamo neanche pensato, lo Spirito Santo lo ha fatto nascere»”.
Padre Vescovo, Lei indice l’Assemblea con lo sguardo rivolto alla nuova evangelizzazione. La missionarietà è nel Dna della Chiesa, è un suo tratto costitutivo.
“La missione è davanti a noi e lo sarà sempre. Vedere cioè il volto salvifico di Cristo e mostrarlo a tutti. Un percorso che non si risolve con un anno particolare di attenzione o di attività particolare, ma si rinnova continuamente nell’intreccio di contemplazione, comunione e missione”.
Tre parole che paiono costitutive dell’Assemblea.
“Formano un intreccio indissolubile. Perché non c’è missione senza comunione, ma non esiste comunione senza contemplazione: è il cammino della Grazia”.
La convocazione di ottobre sarà il primo appuntamento dell’Assemblea. Quali altri momenti dobbiamo aspettarci?
“I passaggi seguenti seguiranno la scansione dell’anno liturgico: Avvento, Natale, Quaresima, Pasqua e Tempo Ordinario. Il cammino pastorale della Chiesa coincide con il cammino liturgico; la liturgia infatti non è la cornice ma la sua anima.
Il cammino verso la convocazione di ottobre sarà scandito da alcuni momenti, tra cui un’assemblea parrocchiale, e un’assemblea di zona o di forania. Una traccia e sussidi adeguati saranno messi a disposizione delle comunità e delle aggregazioni laicali”.
Assemblea e non convegno; popolo e non delegati. Perché questa scelta?
“La Chiesa deve fare coro. Ed ha bisogno di un momento di sintesi in cui le varie componenti del corpo ecclesiale si ritrovano nella loro totalità. Allargare la partecipazione con un contatto diretto tra il Vescovo e le componenti più larghe della Chiesa particolare, in un avvenimento di popolo (che non vuol dire di massa!), da vivere magari almeno una volta l’anno.
Durante le mie visite alle comunità parrocchiali, alle associazioni, ai movimenti, ho respirato fin qui una grande voglia di partecipazione.
In Assemblea ci metteremo in ascolto di quello che il Signore vorrà dirci”.
(a cura di Paolo Guiducci)