Prima la salvezza, poi il rilancio del basket a Rimini. Per arrivare a questo traguardo (impensabile solo fino a pochi anni faper i Granchi), è necessario “suonare la carica” e stare “uniti per vincere”, come recita uno slogan di Nts Informatica.
Dell’azienda leader in sistemi informatici, e main sponsor dei Granchi, Stefano Carloni (nella foto al centro con il pungo alzato) è il direttore commerciale. E da buon appassionato di basket, sugli spalti del “Flaminio” lo trovate sempre ad incitare la squadra. Un vero tifoso biancorosso.
Per la prima volta nella sua storia, Rimini è invischiata nei play out di serie B.
“Un risultato che non ci aspettavamo. Il più che positivo inizio di campionato, con la squadra nelle prime posizioni e buone partite, ci aveva fatto sperare in altri traguardi. Il successivo periodo meno fortunato, con diverse partite perse nel finale, magari punto a punto, segno evidente di mancata esperienza, ci ha riportato in un’altra dimensione. D’altra parte la squadra è molto giovane. E invece di crescere nel girone di ritorno, i Granchi hanno galleggiato. Mettiamoci anche alcuni infortuni in momenti chiave della stagione (Signorini dopo tre partite molto positive, Myers, capitan Busetto), l’essere sballottati tra tre campi a causa di infiltrazioni di pioggia e canestri rotti, e il risultato è questo”.
I Crabs arrivano ai play out dopo il brutto ko contro Bernareggio.
“La tensione ha giocato un brutto scherzo ai ragazzi. Nei primi due quarti, Rimini non ha difeso. Le facce erano spente e i Granchi han subito 52 punti da una squadra che ne segna abitualmente 69 in 40’. Nei secondi 20’ si è vista sul parquet tutta un’altra squadra, un’altra intensità, e questo fa ben sperare per i play out. Dagli errori si impara tanto. C’è da riflettere su come si deve entrare in campo concentrati e agonisticamente cattivi sin dalla palla a due”.
Alle difficoltà sul campo è seguita anche la contestazione.
“Lecita, ma arrivata in un momento peraltro non facile per la squadra. E con voci sulla cessione o non cessione dell’azienda che sicuramente non hanno aiutato i ragazzi in campo”.
Perché un’azienda come Nts è scesa in campo con il basket?
“Nts è fatta di persone riminesi e pesaresi: abbiamo il basket nel dna. C’è il piacere di vedere il proprio marchio coinvolto attivamente in uno sport che amiamo e che ci fa sussultare. Inoltre l’idea è di veicolare il nostro brand e di farlo con una squadra che vanta una storia importante”.
I primi tre anni di sponsorizzazione del Basket Rimini stanno per terminare. Che accadrà?
“Sono state tre stagioni comunque importanti. L’obiettivo è dare continuità a questa esperienza cercando di costruire un percorso ancora più prestigioso. Dopo tre anni, siamo disponibili ad investire per riportare il basket a palcoscenici più consoni a Rimini e alla sua storia della palla a spicchi”.
C’è prima da superare lo scoglio Lugo.
“Occorre suonare la carica. Ci si gioca la permanenza in serie B. Città e tifosi debbono stringersi attorno alla squadra che rappresenta tutta Rimini e il basket. Il pubblico al palas è sempre abbastanza presente (1.000 spettatori di media, solo Cento nel girone fa meglio, Rimini è comunque tra le cinque squadre più seguite d’Italia, ndr), anche in un’annata non troppo positiva. È necessario fare mente locale sugli errori commessi e tramutarli in un atteggiamento vincente”.
Paolo Guiducci