La prima missione non si scorda mai. Neppure a distanza di anni, otto per la precisione, da quando quella riminese in Venezuela si è chiusa dopo ben ventinove stagioni. Ed è proprio nel Paese latinoamericano che il Vescovo di Rimini, accompagnato proprio da don Aldo Fonti, si è recato per un viaggio di una dozzina di giorni. Mons. Lambiasi aveva in animo questa visita da tempo, da quando cioè don Fonti era rientrato in Italia nel 2009. “Lo dissi subito a don Aldo, che mi sarebbe piaciuto visitare il Venezuela”.
Quel momento è finalmente arrivato. “Sentivo un debito nei confronti di quel Paese e di quella Diocesi, La Guaira, capace di accogliere nel suo grembo tre sacerdoti della nostra diocesi: lo stesso don Aldo, don Gerardo Rocchi e – per un periodo di tempo più breve – don Egidio Brigliadori”.
Il Ministero degli Esteri italiano sconsigliava il viaggio nel paese latinoamericano per motivi dfi sicurezza dovuti alla crisi politica ma i due riminesi sono ugualmente volati verso le Ande. Niente voli interni e viaggi notturni, però. Lo stesso Vescovo di La Guaira ha dissuaso il Vescovo Lambiasi dal visitare l’altopiano, per evidenti motivi di sicurezza.
Rimini-La Guaira è un filo che si riannoda. Con toni piacevolmente attuali. “Abbiamo constatato che il passato remoto in realtà è un presente molto vivo: – prosegue il suo racconto il Vescovo Francesco – grazie all’opera dei nostri missionari sono state fondate due parrocchie (San Martin de Porres e Parriata), due case-famiglia (probabilmente accolte nell’alveo della associazione Papa Giovanni XXIII) e diverse opere di carità, tra cui una scuola professionale capace di generare crescita umana e posti di lavoro”.
I legami tra Rimini e il Venezuela in realtà non si sono sciolti con la partenza di don Aldo e dell’équipe della missione diocesana ma hanno continuato ad annodarsi sia pur in maniera differente. Il seme gettato continua a portare i suoi frutti, sia nelle parrocchie, sia nella Pastorale Familiare del Venezuela, come testimonia la gratitudine espressa dal presidente della Conferenza Episcopale Venezuelana, monsignor Ubaldo Santana Sequera. “Ti ringraziamo di cuore, padre Aldo, per il tuo prezioso servizio ministeriale in questi 31 anni in Venezuela”. La Diocesi di La Guaira, inoltre, è méta di campi estivi frequentati da ragazzi e giovani di Rimini.
Che il sodalizio non sia mai stato del tutto reciso, lo testimoniava anche “la cordialità con la quale don Fonti era accolto ovunque: a scuola, per le strade, in parrocchia, negli uffici della Cei, segno di una presenza mai dimenticata” fa notare con un certo sano orgoglio il Vescovo.
Questa consolazione si è impastata a tanta sofferenza, quella scaturita di fronte ad un Paese sull’orlo dell’abisso, vittima di una gravissima situazione politica ed economica: mancano viveri e medicinali, le strutture scolastiche sono fatiscenti, quelle sanitarie, sociali e civili latitano. Don Fonti è sbarcato in Venezuela con una valigia piena di medicinali: una goccia nell’oceano del bisogno, ma come ricordava sempre Madre Teresa di Calcutta, se questa goccia non ci fosse, all’oceano mancherebbe.
Accolti nell’appartamento del vescovo Raúl Biord Castillo, presso il Seminario vescovile, don Fonti e il Vescovo Lambiasi sono stati protagonisti di tanti incontri: con il nunzio apostolico mons. Aldo Giordano, presso la sede della Conferenza episcopale venezuelana, in varie parrocchie, partecipando a tante celebrazioni, tutte molto vive. Come la processione in cui si sono ritrovati al fianco di altre 4.000 persone. Mancano i viveri ma la fede del Venezuela è fiorente? “Questo Paese è percorso da religiosità popolare molto viva, – ammette il Vescovo Lambiasi – nonostante una affluenza alla messa domenicale piuttosto bassa (intorno al 5%, ndr) e ad un numero altrettanto scarso di matrimoni religiosi. Ci accomuna il forte bisogno di nuova evangelizzazione.
La Guaira con i suoi 40 sacerdoti in servizio in 20 parrocchie, è una diocesi in salute. La missione avviata dai sacerdoti riminesi dagli anni Novanta e ripresa dai preti locali sta portando ancora frutti”.
Il Vescovo e don Fonti in carcere: qui hanno visitato un italiano di mezza età ancora in attesa di processo. “Si è commosso, non si aspettava una tale visita da parte di due connazionali, due preti poi! Ha pianto, abbiamo pregato assieme”. Il carcere di La Guaira (considerato una struttura di ottimo livello) vive situazione precaria: i carcerati dormono in terra, il sovraffollamento tocca vertici impensabili, le condizioni igienico-sanitarie sono approssimative. “Anche nelle due case-famiglia sono presenti grandi marginalità, – è la realistica analisi del Vescovo – per fortuna sono sostenute da persone molto in gamba”.
La stessa grinta contagiosa dimostrata dal Vescovo Biord Castillo e dai seminaristi incontrati in seminario: quello di La Guaira è florido di vocazioni: una cinquantina i giovani felici ed entusiasti. “Si è respirato un clima fraterno. Due seminaristi hanno chiesto di ritornare a casa, per lavorare e aiutare così la propria famiglia d’origine in difficoltà. Altri due ragazzi, al contrario, hanno chiesto di restare in seminario in occasione le vacanze: pur tra mille ristrettezze, in quel luogo sono sicuri di ricevere un pasto quotidiano”.
A proposito di vocazioni e di sacerdoti. Tra i motivi del viaggio, c’era anche la verifica sul campo, puntuale, diretta e documentata della fattibilità di un’idea partorita dalla “mens missionaria” di don Aldo Fonti. Una eventualità di comunione e di condivisione che il pastore della Chiesa riminese intende valutare e verificare a tutto tondo insieme al Presbiterio riminese. Per un primo, fraterno approccio alla questione, il Presbiterio si incontrerà proprio venerdì. Non si tratterebbe comunque della risposta alla crisi di vocazioni che colpisce Rimini come altre chiese italiane, ma di una ulteriore conseguenza del rapporto di comunione sbocciato trent’anni fa tra Rimini e la diocesi venezuelana.
“Senza un serio rapporto di conoscenza e amicizia di fede tra chiesa e chiesa, tra vescovo e vescovo, questa idea finirebbe per scadere nel reclutamento di «manodopera», soluzione che crea più problemi di quanti ne risolve. – ne è convinto don Fonti, che del progetto missionario è l’anima – A La Guaira ho vissuto trent’anni, conosco molto bene quella diocesi e col suo attuale vescovo ho lavorato fianco a fianco. Conosco moltissimi suoi sacerdoti fin dagli anni del seminario: di essi sono stato loro insegnante. La freschezza e la gioia che si respira in quella chiesa latinoamericana può far bene anche a noi”. La possibile presenza di qualche sacerdote venezuelano non è comunque l’unico motivo per rinnovare il rapporto con la diocesi nella quale tre decenni fa Rimini “impiantava” la missione. Quella con il Venezuela è una “buona occasione di viaggi missionari, in entrata e – perché no – anche in uscita, – ribadisce il Vescovo Lambiasi – nell’ambito di uno scambio fraterno con una chiesa giovane ed entusiasta che può far bene ad entrambe”.
Paolo Guiducci