Quando l’arbitro del “Bentegodi” ha soffiato per tre volte nel suo fischietto non solo ha fatto sprofondare in un precipizio senza fine i sogni del Rimini ma probabilmente ha scritto anche la parola fine su 16 anni di storia targati Cocif. Tre lustri e poco più pieni di amarezze (vedi la serie infinita degli spareggi persi nel tentativo di lasciare l’ex C2) ma anche di gioie infinite: dal doppio salto fino alla B, al record dei punti raccolti con Leonardo Acori, a quel giorno indimenticabile con la Juventus, all’orgoglio di vedere tanti dei suoi figli essere assoluti protagonisti in quella serie A sfiorata di un nulla.
Pensare che domenica in molti erano convinti di scrivere un altro miracolo. Ma la “fatal Verona” non ha perdonato. Anzi, forse sarebbe meglio dire che a condannare i biancorossi sono stati gli errori di mira. Al “Neri” fu Longobardi ad avere la palla del match per ben due volte, al “Bentegodi” lo hanno imitato Frara e Regonesi. E così quello che rimane nelle mani è tanta amarezza per la convinzione di essere stati superiori al super milionario Verona. Del resto lo hanno detto anche i giocatori a fine gara “abbiamo dimostrato in queste due partite di essere più forti di loro”. Peccato che i gialloblù abbiano segnato e i romagnoli no. Ed è un dato quantomeno curioso per una squadra che in campionato è stata una vera e propria cooperativa del gol: 14 giocatori a segno in 36 gare. Ad aggiungere lacrime su lacrime l’addio di diversi giocatori: Roberto Vitiello e Pierre Giorgio Regonesi su tutti. Il capitano lo ha detto a chiare lettere: “ho il contratto in scadenza, per me si conclude un ciclo importantissimo, personalmente e professionalmente: un grazie alla società, ai compagni, al pubblico” mentre per il mancino è solo questione di giorni.
E ora, che succederà? Facile a dirsi: se entro il 30 giugno qualcuno non busserà alla porta di casa Cocif, si ripartirà probabilmente dalla serie D. Una cosa, però, è certa: “non faremo fallire la società” dice con decisione il presidente Luca Benedettini. Chi vivrà, vedrà.
Francesco Barone