Sono sufficienti sei partite per bocciare un progetto e gettarlo nel cestino? Evidentemente per il presidente Fabrizio De Meis, sì. Perché dopo il tennistico 6-0 rimediato a Pontedera, il Rimini ha dato il benservito ad Alessandro Pane. Eppure i biancorossi sono perfettamente in linea con gli obiettivi di inizio stagione, sempre se il tanto sbandierato “cerchiamo una salvezza tranquilla” sia ancora valido e non sia cambiato in corso d’opera: nono posto in classifica con sette punti conquistati grazie a due vittorie, un pareggio e tre sconfitte. Numeri che non farebbero mai pensare ad un esonero, a meno che dietro il biglietto di sola andata consegnato a Pane non ci sia dell’altro. Ma a noi questo non è dato saperlo. L’unica cosa certa è che il tecnico ha pagato in prima persona la sua coerenza. E qui si torna ad alcuni discorsi di inizio stagione quando, anche da queste colonne, dicemmo che la conferma di Adrian Ricchiuti sarebbe stata una spina per Pane. Il perché era (ed è oggi ancor di più) molto logico: Pane è un “sacchiano” convinto, ossia la squadra viene prima dei giocatori. Ma nell’impianto dell’ex tecnico biancorosso non c’era spazio per il gaucho partito sempre dalla panchina. Cosa questa che ha fatto arrabbiare i tifosi che giornata dopo giornata hanno messo Pane nel mirino. Ma non solo i tifosi, in più di una circostanza, i giocatori biancorossi, hanno fatto capire dalle loro parole di volere Ricchiuti in campo. Cosa che non è mai accaduta. Almeno dall’inizio.
Tocca a Brevi. Adesso toccherà a Oscar Arnaldo Brevi, seconda scelta della società. Già, perché la prima, Piero Braglia, è finito al Lecce. La domanda sorge spontanea: è davvero lui l’allenatore giusto per una squadra così giovane? Speriamo di sì.
Francesco Barone