IL NUOVO VESCOVO. Il 22 gennaio mons. Nicolò Anselmi farà il suo ingresso a Rimini
Il calendario è scandito, le tappe sono fissate. Da buon ciclista, come il Vescovo Anselmi è, ora non rimane che mettersi in sella per affrontare le salite (tante e belle toste) e le discese (che comunque non mancano) che separano la Liguria dall’Emilia-Romagna, Genova da Rimini. Il 13 gennaio, nella cattedrale di san Lorenzo, mons. Anselmi saluterà la sua città d’origine, dov’è nato, dove ha studiato e dove è stato ordinato sacerdote e vescovo. Nove giorni più tardi, domenica 22 gennaio, è atteso a Rimini, nella sua nuova diocesi. Della quale però si sente già vescovo.
Vero, mons. Nicolò?
“Pensando alla Diocesi di Rimini, e in attesa del mio prossimo arrivo, la prima attenzione e la mia preghiera è rivolta ai miei confratelli sacerdoti. Tuttora sono parroco di una piccola parrocchia, lo sono stato per tanti anni, so cosa significa essere sacerdote oggi, quanto impegno e quanta fatica costa, ma anche quante soddisfazioni regala, perché sappiamo bene che quando il Signore chiama, dona anche le grazie per vivere i ministeri a cui siamo chiamati. Certamente oggi il sacerdozio non è un ministero semplice. Spero proprio di riuscire a camminare insieme con il presbiterio riminese e ad annunciare il Vangelo con la gioia e l’amore che vengono dal Signore e che lui desidera che viviamo e sentiamo”.
Unità e fraternità sono due parole a Lei molto care.
“Sono convinto che incontro e dialogo arricchiscono sia chi parla sia chi ascolta. Amo molto ascoltare. E chiedo al Signore di aiutarmi a capire laddove lui sta operando, anche al di fuori dei perimetri visibili di chi frequenta la Chiesa. Offro umilmente la mia disponibilità a tutti coloro che intendono operare per la felicità delle persone, e per chi va in aiuto di chi è più debole e dei meno fortunati – per i casi della vita – anche se è nel più profondo del cuore di Dio e dunque di tutti gli uomini”.
Continuiamo a parlare della sua nuova Diocesi. Se dico ancora Rimini, quale pensiero le suggerisce?
“Oltre ai confratelli religiosi, mi salgono subito alla mente e nel cuore le famiglie, le religiose e i religiosi, e i più fragili. Ma non posso fare a meno di pensare all’associazionismo diffuso per cui siete tanto famosi, e al turismo che fa volare ovunque il nome di Rimini”.
Le famiglie, dunque.
“Le famiglie sono il progetto di Dio, una icona, un sacramento dell’amore trinitario. Oltre ai genitori un pensiero all’interno delle famiglie riminesi lo rivolgo ai giovani. Per diverso tempo mi è stato chiesto di servirli e camminare con loro: sono un’enorme risorsa per l’umanità, hanno forza, entusiasmo e creatività che unita all’esperienza degli adulti può formare qualcosa di bello e grande, e costruire quel mondo fraterno e di pace che tutti desideriamo”.
Anche quello dei religiosi è un mondo variegato.
“Alle religiose e ai religiosi, così numerosi anche a Rimini, dico grazie: testimoniate quella bellezza dell’adesione totale al Vangelo e la passione per la vita comunitaria di cui c’è un così grande bisogno nella logica della comunione. Sono comunità visibili e autentiche, non teoriche, che vivono tutte le fatiche ma anche tutta la bellezza della vita fraterna vissuta quotidianamente”.
“Rimini è famosa in tutta Italia per il suo associazionismo:scout, Azione cattolica, Comunione e Liberazione con tutte le sue varie iniziative (dal Meeting per l’amicizia fra i popoli agli esercizi spirituali), ma anche per ospitare da anni i vari raduni di Rinnovamento nello Spirito Santo e la festa annuale del CSI a Bellaria (e pure tanti raduni sportivi).Credo che la presenza di questo associazionismo sia un grande dono se vissuto con umiltà e spirito di servizio nella consapevolezza di essere animati dallo Spirito Santo. Rimini e tutte le spiagge della nostra Diocesi sono poi famose in tutta Italia, in Europa e anche nel mondo per la stagione estiva affollata da centinaia di migliaia di persone che scelgono questo territorio per le loro vacanze.Sarebbe proprio bello che la chiesa riminese potesse offrire uno spicchio di gioia, trasmettere come racconta il Vangelo che seguire il Signore rende bella la vita. Sarebbe bello se tutti questi ospiti ritornando nei loro paesi, nelle loro case potessero portare con sé la gioia del Vangelo”.
Paolo Guiducci