Avvocati, studenti universitari, insegnanti, pensionati, genitori adottivi. Cosa possono avere in comune? Sono un gruppo di privati cittadini, molto diversi tra loro, che si sono ritrovati intorno a uno stesso tavolo perché hanno deciso di formarsi per intraprendere un’esperienza di tutela legale e genitorialità sociale nei confronti dei minori stranieri non accompagnati. Sono i “tutori volontari”, una figura che già esisteva da diversi anni, ma che la nuova Legge quadro sui minori stranieri non accompagnati (Legge 47/2017) ha voluto formalizzare con la creazione di appositi elenchi.
Questi elenchi vengono gestiti dai Garanti regionali per l’infanzia e l’adolescenza, il cui compito è quello di selezionare e formare gli aspiranti tutori e a garantire l’aggiornamento continuo di queste figure e adeguati spazi di supporto.
Dalla legge al bando. Anche l’Emilia-Romagna ha risposto all’appello e la Garante Clede Maria Garavini, in sinergia con il Tribunale per i minorenni, ha predisposto l’apertura di un avviso pubblico (disponibile sul sito www.assemblea.emr.it) per la selezione e la formazione di soggetti idonei a svolgere la funzione di tutore volontario. L’avviso fornisce indicazioni precise e dettagliate sui requisiti previsti per la presentazione della domanda e indicazioni per la presentazione della candidatura e sulla procedura che sarà seguita per la selezione degli aspiranti tutori.
È necessario avere almeno 25 anni e non avere avuto precedenti problemi con la giustizia. Requisiti preferenziali, una pregressa esperienza, volontaria o professionale, nel campo dell’integrazione e della tutela minori.
Il caso Ferrara. Dopo la nuova legge, la prima provincia ad attivarsi in Emilia-Romagna con un corso di formazione è stata Ferrara. Lo scorso 4 novembre Agire sociale e il Comune di Ferrara hanno infatti incontrato gli aspiranti tutori e avviato un percorso formativo che prevede quattro incontri. “Siamo molto felici che sia stata formalizzata dal legislatore un’esperienza già in essere. La provincia di Ferrara, infatti, aveva già formato in passato 18 tutori e anche Bologna e Reggio-Emilia avevano realizzato gli scorsi anni corsi per queste figure”, spiega Elena Buccoliero, sociologa e counsellor, responsabile dell’Ufficio diritti minori del Comune di Ferrara e giudice onorario. “In questo momento a Ferrara abbiamo 25 persone iscritte al corso, tutte con una sensibilità particolare per il tema dell’accoglienza, ma non necessariamente con un’esperienza pratica precedente”. Buccoliero spiega meglio di cosa si tratta: “L’aspetto della formazione è molto importante per chi decide di intraprendere il percorso per diventare tutore, così come occorre una buona supervisione anche dopo e una manutenzione continua del gruppo, che spesso ha un ruolo di rinforzo molto positivo”. E aggiunge: “È importante che gli enti pubblici sensibilizzino la cittadinanza su questa opportunità e lo facciano con fiducia. Infatti, non manca la risposta dei cittadini e la disponibilità di tanti”. È importante anche chiarire bene cosa significa diventare tutori. “Molti confondono ancora la figura del tutore con quella del tutor (il primo ha una responsabilità legale, il secondo no) o pensano che il tutore debba essere una sorta di genitore affidatario, non è così. Il tutore non accoglie il ragazzo in casa ma ne diventa in qualche modo il portavoce, orientandolo nelle scelte e aiutandolo nel disbrigo delle pratiche burocratiche. Non da solo, ma in collaborazione con i servizi sociali, le comunità di accoglienza e gli operatori del territorio”.
In questo momento sono censiti 1.160 minorenni stranieri soli in Emilia-Romagna. Questi potrebbero trovare nei tutori legali un punto di riferimento importante.
Le tutele sono spesso brevi, perché i ragazzi hanno in media un’età compresa tra i 16 e i 17 anni. Ma sono ancora tanti rispetto al numero di tutori volontari disponibili: “Per questo – aggiunge la Buccoliero – credo andrebbe estesa la possibilità per ogni tutore di assumere la tutela anche di più di un ragazzo alla volta, cosa che in questo momento la legge non prevede, tenendo conto della disponibilità di tempo e cura che ciascun tutore può esprimere e del fatto che i MSNA sono moltissimi, e sarà difficile avere tanti volontari quanti sono i ragazzi che arrivano in Italia. Non penso certo di riprodurre i livelli della tutela istituzionale, ma un volontario che abbia una buona disponibilità probabilmente può occuparsi di due o tre ragazzi e farlo bene, specie se sono inseriti nella stessa comunità”.
E Rimini? Nel 2018 un corso di formazione per aspiranti tutori volontari verrà realizzato anche a Rimini. Sarà quindi possibile formarsi da un punto di vista giuridico e sociale, approfondendo il tema dell’immigrazione, dell’accoglienza dei minori e di come sia possibile attivare progetti di aiuto.
“Fare un corso di formazione di questo tipo è un’esperienza davvero significativa che consiglio a chiunque abbia una sensibilità o un’inclinazione particolare maturata negli anni”, conclude la responsabile. “Dai nostri corsi sono nate anche relazioni belle di amicizia e esperienze molto interessanti. Mi piace citare il laboratorio teatrale che l’anno scorso ha coinvolto ragazzi e tutori insieme e che quest’anno vede invece protagonisti i minorenni accolti nell’ambito del progetto Sprar e gli studenti di un liceo ferrarese che il prossimo 16 dicembre saliranno sul palco insieme”.
Silvia Sanchini