Il turismo cinese, nuova frontiera per Rimini e la Riviera? Esperto di marketing, il riminese Giancarlo Dall’Ara si occupa di Cina e turismo da una quindicina di anni (il suo primo manuale di marketing verso il mercato cinese è del 2005) e non ha dubbi: la Cina va studiata, conosciuta e accolta. E se lo dice lui che Milano Finanza lo ha inserito da tre anni consecutivamente tra i cinquanta italiani che più contano in Cina.
Presidente dell’Associazione Piccoli Musei, teorico del modello albergo diffuso (il primo hotel del genere è stato appena inaugurato in Asia), è annoverato nella speciale classifica dei 50 italiani che fanno business con la Cina insieme a Giorgio Armani, Cesare Romiti, Marco Tronchetti Provera, Luca Montezemolo. “Sono veramente fuoriluogo in questo consesso – si schernisce Dall’Ara – . Mi occupo di turismo”. Nel suo campo, però, è un guru. Lavora presso China Friendly, primo network italiano composto da operatori e destinazioni che hanno caratteristiche Cinese friendly. E ha intuito prima di tanti altri, la portata del Paese della Grande Muraglia per il turismo e per il turismo italiano e anche riminese. Due anni fa ha scritto il Libro bianco sul mercato turistico cinese e cinque libri sul rapporto Cina-Turismo, gestisce un portale sul tema e “due volte l’anno vado in Cina”. Attualmente sta portando una troupe televisiva in Sardegna, la stessa tv che nel 2015 ha girato due puntate sulla festa del Daino di Mondaino per la serie tv “Mamma mia Italia”, “che seguo da tre anni”. Sta offrendo consulenze ad una giornalista cinese per la scrittura del terzo libro sull’Italia, in particolare sulla gastronomia italiana. Per due volte Dall’Ara ha condotto in giro in lungo e in largo per il Belpaese il travel blogger più famoso in Cina (1.200.000 contatti, testimonial di Audi e Pizza Hut), il quale ha scritto un libro dove parla diffusamente anche di Rimini (la città vanta un accout nel social cinese più popolare, Weibo), e quest’anno ha trascorso qualche giorno a Riccione. “Il mio obiettivo è portare turisti – ammette Dall’Ara – ma ormai ho la Cina nel cuore”. Complice anche la passione che Dall’Ara, 65 anni, ha sviluppato per padre Matteo Ricci, il gesuita grande missionario e amatissimo in Cina. L’esperto santagatese ha un altro desiderio nel cassetto: “portare il regista cinese Sherwood Hu a presentare la sua ultima fatica in Italia. A lui piacerebbe tanto girare un film da noi”.
Si parla tanto di nuovi turisti cinesi. Realtà o esagerazione?
“Degli oltre 100 milioni di viaggi cinesi all’estero nel 2015 (erano 10 milioni nel 2000), si presume che in Italia ne siano arrivati sì e no 1.800.000 (500 mila i visti diretti). In Europa sono previsti quest’anno circa 9 milioni di arrivi. Quest’anno i viaggi (non viaggiatori) all’estero dalla Cina dovrebbero superare quota 130 milioni”.
Il futuro dunque è con gli occhi a mandorla?
“Rimini è già presente in Cina, soprattutto grazie al passaparola e ai Social. Nella pagina Facebook China Friendly, ho pubblicato diverse immagini di Rimini che circolano online in Cina (il ponte di Tiberio, piazza Tre Martiri, il Tempio Malatestiano…), tutte scattate da turisti cinesi.
In ogni caso credo che sinora l’Italia e le regioni italiane, abbiano fatto davvero poco per promuoversi in Cina. Ha pesato molto l’idea sbagliata che il mercato cinese sia solo quello dei gruppi che spendono poco e la poca voglia di rimettersi in discussione”.
Come può la Riviera attrarre turisti cinesi?
“La Riviera, se volesse, avrebbe qualche ottima carta da giocare, a cominciare dalla sua storia, compreso il ruolo che ha avuto nella storia del turismo italiano. Non nego però che ci sia ancora molto da fare, soprattutto a livello culturale e di competenze”.
Come deve attrezzarsi dunque Rimini e la riviera romagnola?
“Con l’accoglienza, la nostra cultura fatta di attenzioni. Con l’aeroporto, una segnaletica adeguata, il ritiro bagagli meno lento. I materiali in lingua, le informazioni e i luoghi per lo shopping distribuiti negli Iat.
Una particolare attenzione all’arrivo negli hotel, hall grandi o «friendly», servizi cortesia in camera. La Cina è il «paese dell’etichetta» e ci sono alcune piccole regole da rispettare, come rivolgersi al più alto in grado e offrire e ricevere oggetti con entrambe le mani”.
Paolo Guiducci