Barcellona è da anni meta di molti, moltissimi italiani. D’altronde, come dargli torto? La città catalana è la capitale della movida, del divertimento, delle notti brave e delle feste sino all’alba. La sua posizione, sul mare e alla stessa latitudine di Roma, le regala un clima da eterna primavera. Il grande porto attivissimo e la vicinanza al confine francese hanno creato, nei secoli, un movimento di genti e la presenza continua di persone di cultura diversa. Tutto questo ha dato vita ad un luogo che oggi ha tutte le carte in regola per essere la capitale del Mediterraneo occidentale e, allo stato dei fatti, lo è. Inoltre Barcellona è una città molto attiva, in costante rinnovamento. I suoi panorami sono famosi sia per le opere del surrealista Gaudì, come la Sagrada Familia che svetta con i suoi pinnacoli e le infinite decorazioni lungo le facciate, ma anche per i nuovissimi quartieri con i grattacieli a specchio e le linee molto più moderne.
Ma non tutti scelgono Barcellona solo per il divertimento. Questa sua vivacità e il continuo rimodellarsi sono anche terreno fertile per chi cerca qui un nuovo lavoro o un luogo in fermento da cui trarre stimoli, idee e spunti.
Quattro anni fa è arrivata qui anche Valentina Botteghi, appena laureata, per un master in progettazione d’interni. A lei chiediamo di raccontarci la sua esperienza.
“Avevo appena cominciato a lavorare a Rimini, dopo la fine dell’Università, ma non avevo trovato quello che cercavo – racconta questa giovane riminese -. Poi, un amico mi disse che a Barcellona organizzavano un corso molto valido e decisi di provare. Mi iscrissi”.
Tutto dunque è cominciato, come nella migliore tradizione, quasi per caso, senza alcun progetto a lungo termine. È così?
“Sì, non avrei mai pensato di fermarmi a Barcellona. A me Rimini piace. Qui vive mio fratello, i miei genitori, i miei amici. Ho le mie radici e sono davvero a mio agio… Però Barcellona è Barcellona!”.
L’anno di master si è trasformato subito in un nuovo lavoro?
“L’anno scorso sono tornata in Italia, per alcuni mesi, per decidere cosa fare. Da una parte avevo cominciato a costruire qualcosa a Barcellona, e la città mi piaceva davvero tanto. Dall’altra parte c’era Rimini. Ma poi è successo qualcosa che mi ha nuovamente trascinata sull’altra sponda del Mediterraneo. Una mia amica di vecchia data, anche lei a Barcellona, ha deciso di aprire uno studio là col suo compagno e con un’offerta anche per me! È stata l’ultima tentazione. Sono subito ripartita e ora torno solo per le vacanze”.
Di cosa si occupa il tuo studio?
“Lavoro sia come architetto d’interno, ristrutturando vecchi palazzi di Barcellona, sia come architetto visuale, organizzando percorsi virtuali (in 3d) per allestimenti internazionali quali l’Expo Internazionale di Shanghai del 2010 (per cui cureranno i padiglioni della Spagna, Turchia e Arabia Saudita). Inoltre il nostro studio collabora spesso ad installazioni ed opere artistiche del Centro di Cultura e Arte Contemporanea di Barcellona, sui mutamenti delle città”.
A fronte di esperienze di così ampio respiro, la vita riminese sembra qualcosa di piccolo, chiuso e provinciale…
“Sì, Barcellona offre davvero tantissimo. Le opportunità non mancano. È una città all’avanguardia, un continuo cantiere aperto e in movimento. Anche io, appena finito il master, avevo già trovato più di un’offerta. Il lavoro viene pagato e ci sono molte soddisfazioni. Nel contempo è una città molto vivibile e molto più a misura d’uomo rispetto ad altre grandi capitali europee. Basta pensare che in una città così grande ci si può muovere quasi solamente a piedi o in bicicletta. Il comune incentiva tantissimo l’uso della bici mettendola a disposizione gratuitamente – con una tessera – nei luoghi di passaggio principali e in tutti i «barrios» (i quartieri). Ma nonostante tutto mi manca anche la mia Rimini”.
Com’è la tua giornata?
“I ritmi di Barcellona ricordano quelli del sud Italia, sono più spostati in avanti e un po’ più lenti. Si comincia a lavorare alle 9 e 30 per continuare fino alle 2, e poi dalle 4 fino alle 8 di sera. Il venerdì pomeriggio, quando non siamo sotto consegna, è libero, e il fine settimana, quindi, molto lungo. È un ritmo che piace molto, e infatti la città pullula di italiani, soprattutto del meridione, forse proprio per la somiglianza dei costumi. Italiani e spagnoli sono molto simili. Anche se i catalani sono una comunità molto unita e chiusa. Ma non è poi così difficile imparare la lingua e integrarsi. Il consiglio è quello valido per tutti i luoghi del mondo: non stare insieme ai connazionali, anche se sono tanti e simpatici”.
Bel clima, bel lavoro, una bella città, tanti amici nuovi. Ti piacerebbe prima o poi tornare a casa?
“Mi piacerebbe molto riuscire a tornare a Rimini e lavorare da qui. Sento la mancanza della mia terra, della mia famiglia, della mia vita. È difficile indovinare cosa succederà in futuro – basta pensare al fatto che ero partita per un master e non sono ancora tornata, dopo 4 anni – però il mio sogno sarebbe quello di tornare”.
In che modo?, Saresti disposta a lasciare il tuo lavoro?
“No quello no, ma penso che sia possibile organizzarsi anche per lavorare da uno studio qui in Italia e andare a Barcellona magari anche una settimana al mese o qualcosa di simile. In questo modo coniugherei le due cose che amo di più. Noi, proprio grazie alle nuove tecnologie, collaboriamo con uno studio a Città del Messico e adesso ci stiamo preparando a partecipare ad un’esposizione a Milano, il prossimo anno. In questi anni ho fatto delle belle esperienze, ho viaggiato molto, soprattutto in Europa, per lavoro, e mi piacerebbe continuare a farlo. È una cosa che reputo molto importante, soprattutto per un architetto. Andare in giro vuole dire fare tesoro del vissuto e vedere le cose con i propri occhi, e non solo su qualche libro o foto. Sono stata più volte a Londra – e ci tornerò questo settembre per un’esposizione importante – e in altre capitali, ma il mio futuro ‘stanziale’ lo vedo a Rimini. Ho come l’idea che prima o poi ci si debba fermare da qualche parte. E, per me, ‘questa parte’ è Rimini, la mia città”.
Un risultato lusinghiero, per Rimini, che non sfigura davanti alla capitale del divertimento. Altri riminesi in giro per il mondo non vedono l’ora di tornare in Italia, ma spesso si tratta di ragazzi e ragazze che vivono e lavorano in luoghi freddi, o in cui i rapporti sociali sono più codificati e rigidi. Ma non è il caso di Barcellona, che al contrario è un luogo che molti scelgono per vivere. Lo dimostra la stessa Valentina, che parla della sua vita seduta al tavolo di un bar in via Garibaldi, felice e soddisfatta, con un’espressione solare, abbronzata e molto rilassata. Eppure, quando il discorso cade su Rimini, su suo fratello e sulla sua vita qui, i suoi occhi profondi si fanno per un attimo più intensi, e si percepisce un legame che va oltre le bellezze del luogo, il clima o le aspettative professionali. È il legame della propria terra, quello che portiamo dentro e che fa di noi ciò che siamo.
Stefano Rossini