Il primo elemento che ci porta a pensare a questo è un dato di fatto. AiRiminum 2014, la società di gestione del “Fellini”, lancia la Piattaforma Adriatica Centrale per attrarre i mercati turistici più allettanti (Germania, Russia e Cina), e lo fa guardando alle Marche e all’Umbria , dunque auspicando fruttifere alleanze con i colleghi di Ancona e Perugia.
Il secondo elemento è il silenzio sia di AiRiminum sia del territorio riminese verso quanto sta accadendo nel principale scalo marchigiano: un salvataggio di una società in crisi da tempo (Aerdorica), a colpi di iniezioni di soldi pubblici. Un fatto che dovrebbe quanto meno far alzare la voce da queste parti, visto quanto accaduto nel passato, con le tormentate vicende che hanno visto protagonista lo scalo di Miramare. Ci riferiamo all’annosa questione dei finanziamenti pubblici. Già un anno fa ilPonte aveva drizzato le antenne chiedendosi, in riferimento alle speculari vicende di Rimini e Ancona, fino a che punto i finanziamenti pubblici fossero leciti.
Qui Ancona. Il “Sanzio” è arrivato ad un buco di 40 milioni di euro e il suo bilancio è in rosso da più di tre anni. Ben due sono le norme che vincolano i finanziamenti pubblici agli aeroporti. Una è nazionale e vieta finanziamenti a società partecipate in perdita per più di tre anni (come nel caso del “Sanzio”). L’altra è europea e non esclude la possibilità di aiuti pubblici a patto che questi non continuino a tappare una situazione di deficit finanziario. In parole povere, il finanziamento pubblico deve diminuire gradualmente in un periodo di tempo transitorio, di pari passo con la conquista dell’autonomia finanziaria da parte della società. A Rimini, una delle colpe degli indagati del processo Aeradria (la precedente società di gestione del “Fellini”) sarebbe stata proprio quella di attingere a denaro pubblico per tenere in vita una società al collasso. Ad Ancona, oggi, Aerdorica sorride dopo il primo ok della Commissione Europea al prestito da 7,28 milioni che la Regione Marche, socio di maggioranza, ha deliberato il 5 aprile scorso come anticipo dei 21 milioni e 50 mila euro stanziati complessivamente per la ricapitalizzazione di Aerdorica. Una sorta di prestito ponte per garantire la funzionalità dello scalo. Per la partita della ricapitalizzazione il procedimento è molto più lungo: è previsto un percorso di sei mesi per permettere alla Commissione Europea di valutare la natura del trasferimento, che non deve essere assimilato ad un aiuto di Stato, pena l’annullamento. Ma intanto Aerdorica potrà preparare una sua relazione tecnico-contabile, da depositare in Tribunale nell’ambito dell’istanza di fallimento aperta dalla Procura di Ancona, per dimostrare di poter domani camminare con le proprie gambe.
Qui Rimini. Mentre il “Sanzio” continua a volare e ad essere coccolato da tutti, nonostante la gestione economica tutt’altro che brillante (“sono fiduciosa perché c’è condivisione di intenti da parte di tutti per salvare Aerdorica” sottolinea l’amministratore unico della società, Federica Massei), il “Fellini” prova a fare sistema. I vertici di Airiminum si appellano sia ai privati sia alle istituzioni per fare il “salto”. Servono risorse. AiRiminum aumenta il fatturato, ma i passeggeri e i voli ristagnano. Per portarne di più servono soldi oltre a trattative commerciali efficaci. E se gli enti pubblici non possono direttamente finanziare queste politiche di co-marketing (così vengono chiamate), si facciano almeno avanti i privati.
Ma basta un minimo appello per scatenare gli attacchi. “È assolutamente fuori luogo la richiesta da parte dei vertici di AiRiminum di un aiuto pubblico per quanto riguarda le compagnie low cost – tuona la consigliera regionale del M5S Raffaella Sensoli -. I cittadini non possono pagare ancora con risorse proprie ciò che dovrebbe essere invece il frutto dell’impegno e dell’investimento privato, a maggior ragione a seguito dell’aggiudicazione di un bando”. La guerra dei cieli è aperta.
Alessandra Leardini