Dopo Cattolica (oltre 1.000 gli accessi), al via i CAU di Santarcangelo e Novafeltria
Aperture che portano con sé dubbi e polemiche
Ci siamo. La tanto chiacchierata riforma dell’emergenza-urgenza introdotta dalla Regione entra nel vivo a Rimini.
Dopo mesi di dibattito, anche dai toni accesi, prende il via il nuovo assetto della sanità in Emilia-Romagna, il cui cambiamento più emblematico è l’introduzione dei CAU (Centri di Assistenza Urgenza), strutture diffuse sul territorio il cui scopo principale è quello di prendere in carico i casi di minore gravità e, in questo modo, togliere pressione ai Pronto Soccorso, che da anni vivono nel Riminese criticità legate alla saturazione degli accessi, con conseguenze impattanti sul piano dei tempi di attesa per gli utenti e sul carico di lavoro per il personale sanitario. E proprio per quanto riguarda il territorio riminese, queste strutture, che si ricorda essere attive 7 giorni su 7, 24 ore al giorno ad accesso diretto e che vedono impiegati medici di assistenza primaria e infermieri, sono oggi realtà. Riaccendendo, come era prevedibile, le discussioni sul tema.
I primi dati
Primo passo della nuova riforma nel Riminese è stata l’apertura, prima delle festività natalizie, del CAU di Cattolica presso l’ospedale Cervesi, al posto del Punto di Primo Intervento. Un mese di attività, in un periodo sensibile dell’anno, che già consente di avere alcuni dati sul suo funzionamento: secondo quanto riferito dall’ente regionale e da Ausl, gli ultimi dati disponibili registrano 1.036 accessi al CAU di Cattolica di cui, nell’ultima settimana (8-14 gennaio), 235. Allargando ancora di più la prospettiva, attualmente in tutta la regione sono oltre 23mila gli accessi totali. Numeri visti con soddisfazione. “ I dati confermano che i CAU stanno diventando un punto di riferimento per i cittadini per le prestazioni urgenti di bassa criticità. Questa riorganizzazione ha intercettato un bisogno delle nostre comunità”, è la sottolineatura dell’assessore alle Politiche per la salute dell’Emilia-Romagna, Raffaele Donini. Ma è solo l’inizio. In provincia di Rimini, infatti, sono due gli altri CAU ai nastri di partenza in questa fase della riforma (l’obiettivo di Ausl è arrivare all’apertura di 21 Centri in Romagna entro il 2025). Il primo, attivato proprio in questi giorni, è quello di Santarcangelo che sostituisce il Punto di Primo Intervento dell’ospedale Franchini, che sarà seguito da quello di Novafeltria il prossimo 29 gennaio, che però in questo caso affiancherà il Punto di Primo Intervento dell’ospedale Sacra Famiglia, senza rimpiazzarlo.
Le polemiche
Come detto, però, la partenza della riforma ha riacutizzato un dibattito che, a ben vedere, ha accompagnato l’intera proposta sin dalle prime battute. Particolari perplessità sono quelle espresse dai medici di Continuità Assistenziale (ex Guardia Medica) e dello
Snami di Rimini, sezione provinciale del Sindacato nazionale autonomo dei medici italiani, che a fronte delle aperture di Santarcangelo e Novafeltria ha anche diffidato la stessa Ausl Romagna. “ Siamo molto preoccupati, perché quello che viene presentato come un’evoluzione del sistema sanitario in realtà, nel concreto, si traduce in un depotenziamento. spiega il dottor Pietro Pesaresi (nella foto), presidente del sindacato – Pensiamo a territori come Santarcangelo. Qui la cittadinanza, che prima aveva almeno un Punto di Primo Intervento, che a sua volta era già nato dalla trasformazione del Pronto Soccorso e che ora viene ulteriormente convertito in CAU, si trova di fronte a un progressivo deterioramento del servizio di emergenza-urgenza territoriale. Allo stesso tempo siamo preoccupati dalla confusione che strutture ibride di questo tipo possono provocare nei cittadini: notiamo un certo caos organizzativo, una difficoltà nel comprendere identità e obiettivi di questi CAU. Si tratta di strutture che coprono specifiche urgenze o che assistono tutti coloro che necessitano di prestazioni di bassissima entità ma che non riescono ad interfacciarsi con il proprio medico in tempi celeri? O entrambe? Non vediamo, in sintesi, un progetto uniforme e dettagliato che porti a una riorganizzazione efficace dei servizi sanitari. E quando si parla di sanità, soprattutto di urgenza, la precisione e i dettagli devono essere fondamentali”. Perplessità anche nei confronti delle prime attività del CAU di Cattolica. “ Sono già diverse le segnalazioni pervenute dal CAU di Cattolica. – aggiunge il presidente di Snami Rimini – Soprattutto nel periodo delle festività natalizie, quando i medici di medicina generale avevano meno giorni di servizio, c’è stata una massiccia affluenza ai servizi territoriali e il CAU è andato in difficoltà, perché si è trovato a gestire anche pazienti che avevano bisogno di semplici certificazioni mediche per sintomatologie banali e a bassissima urgenza. Così si è reso necessario segnalare alla Continuità Assistenziale (Guardia medica) di non inviare pazienti al CAU per i certificati di malattia (Continuità Assistenziale che la riforma vuole chiudere). Ma è la stessa AUSL ad affermare che tra le prestazioni dei CAU rientrano le certificazioni, ingenerando ulteriore confusione nell’utenza. In sostanza, dunque, nel momento di massimo picco le difficoltà sono state già palesi e viene spontaneo pensare che in futuro, nei momenti di grande affluenza, sarà difficile evitare ulteriori congestionamenti”.