Due appuntamenti dedicati al fondatore del Cantiere: un concerto e una lettura teatrale con la firma del regista Marco Tullio Giordana
MONTEPULCIANO, 1 agosto 2020 – La storia del Cantiere Internazionale d’Arte di Montepulciano è indissolubilmente legata al nome di Hans Werner Henze. Il compositore tedesco, poi trasferitosi in Italia, ne è stato non solo il fondatore e l’anima per molti anni, ma ha impresso a questa manifestazione caratteristiche speciali, capaci di resistere al tempo.
Alla sua personalità artistica ha reso omaggio Fuga a tre voci, lo spettacolo firmato da Marco Tullio Giordana e costruito su una selezione di lettere (il carteggio è pubblicato da EDT) che si scambiarono il compositore e la scrittrice Ingeborg Bachmann: un rapporto molto simile a un’amicizia amorosa, anche se non sfociò mai in un sentimento del tutto reciproco a causa dell’omosessualità di lui, e – soprattutto – un fertile sodalizio sul piano artistico, che ha visto la loro collaborazione per radiodrammi e opere, fra cui il profetico Der junge Lord (1965), forse il capolavoro teatrale di Henze.
Invertendo i ruoli, Giordana – per quello che è stato l’unico spettacolo del Cantiere al chiuso, al Teatro Poliziano – ha affidato all’attore Alessio Boni il compito di leggere le lettere della Bachmann e quelle del compositore a una splendida Michela Cescon. Complice la nuda scena e le luci di Gianni Carluccio, che illuminano i protagonisti a mo’ di primi piani cinematografici, ne scaturisce una drammaturgia sobria ed essenziale, dove gli intermezzi chitarristici eseguiti da Giacomo Palazzesi – Henze ha scritto bellissime musiche per questo strumento – interrompono il flusso delle parole senza mai allentarne la tensione. Solo il finale, che non appartiene all’epistolario, allude alla tragica fine di lei, ad appena quarantasette anni, morta dopo una lunga agonia per le conseguenze di una devastante ustione.
Henze era inserito, accanto a Villa Lobos, anche nel piacevolissimo concerto pomeridiano Cellissimo!, realizzato in collaborazione con la Scuola di Musica di Fiesole. Being Beauteous è una composizione del 1963 per quattro violoncelli, arpa e voce (il giovane soprano Anna Cimmarrusti) costruita sui versi di Illuminations di Arthur Rimbaud. Di Villa Lobos sono state proposte due delle nove Bachianas Brasileiras (scritte fra il 1930 e il ’45), quelle concepite per otto violoncelli: la prima, proposta nella variante con lo spiritoso finale tratto da Piazzolla, e la quinta, che prevede l’intervento di un soprano (qui Eleonora Contucci).
Lo spirito del compositore aleggiava poi nel concerto Echi d’istanti: quattro nuove composizioni commissionate dal Cantiere in tempi – come suggerisce il titolo – di distanziamento ed eseguite nell’amplissimo spazio della rinascimentale Piazza Grande. I brani, seppure destinati a piccoli organici, hanno richiesto l’intervento del direttore e sul podio si sono alternanti Alessio Casinovi e Roland Böer, arrivato alla conclusione del suo mandato – durato dodici anni – come direttore musicale del Cantiere. Molto suggestiva la Fanfare de la clarté du ciel del francese Olivier Durendal per tromba e percussioni; veicolo di profonde riflessioni, invece, Gravity per flauto, clarinetto, violoncello, pianoforte e percussioni dell’italiano Norberto Oldrini. Più complessa la serenata per nove strumentisti Con suoni e canti del tedesco Claus Kühnl, capace di sfruttare al meglio il luogo destinato al concerto, facendo diventare la spazializzazione fonte di effetti oltremodo affascinanti. Perfetto interprete dello spirito del Cantiere, infine, l’inglese David Paul Graham, che di Henze è stato allievo, con il suo Der Fortschrittsoptimist per flauto, clarinetto, percussioni e pianoforte, più altri otto percussionisti, di cui sei – compresi due bambini – erano studenti dell’Istituto Musicale di Montepulciano. Sia la scelta di abbinare professionisti e allievi sia quella di collocarli in alto – sulla torre campanaria del palazzo comunale che si affaccia in Piazza Grande, esasperando così il distanziamento – è stato forse il modo migliore di far rivivere “der Geist”, ossia lo spirito del fondatore.
Giulia Vannoni