Al termine dell’indimenticabile Italia-Germania 4 a 3, sulla riviera riminese più d’un bagnino fece sparire le bandiere tricolori dai pali della spiaggia, “per non indispettire i tedeschi, all’epoca nostro core business”, ricorda Sandro Lepri, italo-tedesco esperto di marketing turistico. I tempi sono passati, Herr Fritz non è più il turista tipo della tranquilla pensione Mariuccia. L’epopea di Deutschland uber allez cantata in ogni bar, ristorante e hotel di Rimini e provincia è tramontata. Ma la riviera riminese di mollare lo scettro di capitale della vacanza balneare non ha alcuna intenzione. Costi quello che costi e in barba allo spread. “Rimini offre una serie di servizi all inclusive come nessun altra località” assicura Eugenio Angelino, direttore di Promozione Alberghiera, la più importante coop italiana di albergatori.
Servizio al giusto prezzo, cortesia e tanti contorni è il piatto forte. Eppure il tedesco non è più la lingua “ufficiale” della riviera d’estate, quando i “tugnini” (come li avevano ribattezzati all’ombra del felliniano Grand Hotel) negli anni Settanta e Ottanta la facevano da padrone. Ancora nel 1996 erano di gran lunga gli stranieri più fedeli: 1.361.656 presenze. E sono rimasti sopra il milione fino al 2003 (1.007.346). Poi il declino, fino ai 634.480 del 2008, il risultato peggiore. Ora non latitano più in quel modo (nel 2009 ha fatto registrare +6,1% in termini di presenze, mentre nel 2010 è retrocessa di un -1,5%), ma una percentuale del 4,5%, come quella fatta segnare nel 2010, non può bastare. E lo scorso anno in riviera il segmento russo ha registrato lo storico sorpasso su quello teutonico: il primo ha toccato quota 760.369 presenze, mentre il secondo si è fermato a 721.550 presenze.
“Noi vi crediamo romantici, ma siete spietati. E la sconfitta più amara l’ho subita a 18 anni in spiaggia, a Rimini. Un italiano mi ha portato via la fidanzata” ha scritto il giornalista Franz Josef Wagner sulla Bild, il più popolare quotidiano tedesco, per preparare la semifinale Italia-Germania. Ma non sono certo le storie di cuore il motivo che ha reso più freddi i tedeschi nei confronti della riviera romagnola. “Dimentichiamo il vecchio turista teutonico che imperversava a Rimini. – fa piazza pulita dei luoghi comuni il direttore dell’Associazione Albergatori, Patrizia Rinaldis – Oggi siamo di fronte ad una generazione che non conosce il nostro territorio e va riconquistata”. Ci sono le eccezioni. Otto Heck e sua moglie Giselle di Francoforte, mezzo secolo fa hanno scelto Rimini per la luna di miele e ancora oggi restano legati all’Hotel Moby Dick. E Inghe Kollien di Duisburg ogni anno – da 50 anni – trascorre le sue vacanze in quella che lei considera come una seconda casa.
Recuperare i tedeschi, anche a suon di voli aerei. È notizia di questi giorni: l’aeroporto “Federico Fellini” è corso ai ripari con voli supplementari da Colonia perché gli attuali contenuti nel pacchetto vacanze di Rimini Riviera Promotion non sono sufficienti. Tutti teutoni che sono venuti a giocare la semifinale in spiaggia convinti di sfatare il tabù Italia? C’è chi vede rosa: “la quota di mercato del turismo estero è tornata a superare il 23% e nell’anno nero del turismo, Riviera di Rimini è cresciuta sensibilmente. – nota l’assessore provinciale al Turismo Fabio Galli – + 4,6% negli arrivi e + 4,3% nelle presenze sono un risultato migliore rispetto al quadro nazionale. E i tedeschi stanno ritornando: +8,6% nei confronti della stagione precedente”. I teutonici, poi, sono turisti da spiaggia: sole e mare, bar e parco divertimento.
I riminesi incrociano le dita. E sperano proprio di far deragliare la locomotiva tedesca, ma solo col pallone. Un turista val bene una bandiera ammainata.
Paolo Guiducci